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Andiamo a Barcellona a prenderci la notte

Abbiamo i mezzi, abbiamo gli uomini, abbiamo un popolo in ansia, abbiamo la leggerezza dei condannati a perdere perché “Oh è il Barcellona”

Andiamo a Barcellona a prenderci la notte

“E quindi uscimmo a riveder le stelle” dall’inferno tangibile del lockdown a quello metaforico dell’ottavo di Champion’s più assurdo della storia del futbol.

Barcellona-Napoli ad agosto, in piena estate, nel vuoto e nel silenzio e nella gioia di un momento unico, irripetibile, epico. E che sia epica allora! Che sia leggenda, che passi alla storia più di quanto già non sia passato questo momento. Barricate? Catenaccio? Si, va bene, ma si deve segnare! E quindi ardore, cazzimma, irriverenza, come l’irriverente fu Gaudí che sovvertí l’ordine con assoluta arte, sbeffeggiando la naturale visione delle cose. Andiamo a Barcellona a prenderci la notte, a dondolare l’asticella oltre il limite, a soffiare sul fuoco del falò di una stagione schiaffeggiata. Abbiamo i mezzi, abbiamo gli uomini, abbiamo un popolo in ansia, abbiamo la leggerezza dei condannati a perdere perché “Oh è il Barcellona”

Basta fingere di non ricordarlo o ripeterselo fino alla noia. Il Brasile dell’ottantadue al quale bastava un pareggio, il Camerun del novanta che sconfisse l’Argentina di Diego. Imprese epiche, di estati magiche ma non in Agosto inoltrato, di notte, dove le stelle notoriamente cadono e gli umili osano chiedere desideri al cielo. Alziamo gli occhi dunque, rivediamo le stelle, che nessuno hai mai scritto prima la storia ma molti l’hanno cambiata e Napoli non aspetta altro.

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