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Jimmy Butler, la star Nba che ha chiesto di giocare senza nome sulla maglia: «Io, uguale a tutti gli altri afroamericani» 

Sulla Gazzetta. Una scelta contro il razzismo. «Anche noi giocatori Nba abbiamo avuto, ad un certo punto della vita, gli stessi problemi che hanno tanti afroamericani. Siamo umani anche noi, siamo feriti anche noi» 

Jimmy Butler, la star Nba che ha chiesto di giocare senza nome sulla maglia: «Io, uguale a tutti gli altri afroamericani» 

Sulla Gazzetta la storia e le parole di Jimmy Butler, il cestista statunitense che ha chiesto alla Nba di giocare senza il nome impresso sulla maglia, soltanto con il numero, il 22. Una scelta contro il razzismo. Senza nome sulla maglia, Butler diventerebbe anonimo, come i tanti afroamericani che hanno subito le brutalità della polizia in America.

«Se non avrò scritto nessun messaggio ma nemmeno il mio nome si tornerà semplicemente a chi sono. Io non sono diverso dalle tante persone di colore che in America hanno problemi. È questo il mio messaggio: non importa che io sia un giocatore Nba, anche noi abbiamo gli stessi problemi che hanno tanti afroamericani. Magari non adesso, ma li abbiamo sicuramente avuti ad un certo punto della nostra vita. Far vedere a tutti che siamo umani anche noi, che siamo feriti anche noi, che l’ingiustizia sociale colpisce anche noi è reale. Per me contano più le azioni e l’educazione che i messaggi sulla maglia. È per questo che sono a Disney World: ho pensato di non venire, ed essere qui è dura, ma ci permette di raccontare le nostre storie, sostenere le nostre cause. E promuovere l’azione per l’uguaglianza».

Quando era adolescente, Butler era un senza tetto, vagabondava per le strade di Tomball, in Texas. Grazie al basket ha ricevuto istruzione e una casa, ha fatto fortuna. Proprio per questo il basket è diventato la sua ossessione, perché gli ha salvato la vita.

“Gioca per assicurarsi di non tornare ad essere homeless, senza niente, senza nome”.

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