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I “rigori assurdi” e la commedia dell’arte sui social: un giorno di ordinaria follia

Non c’entrano gli arbitri, i giocatori, e nemmeno il calcio: i rigori “moderni” sono un buco nero che ingoia la logica e genera mostri

I “rigori assurdi” e la commedia dell’arte sui social: un giorno di ordinaria follia

Non ha più niente a che fare col calcio, e nemmeno con la commedia dell’arte dei Bar Sport di Stefano Benni. La discussione sui rigori è diventata metafisica. Si può persino passare la serata d’estate in veranda, ammirando un panorama per chi ce l’ha. Tanto dalla tv le ineluttabili conseguenze dell’ultimo incredibile rigore concesso a chiunque ti verranno a cercare: spunteranno tra le notifiche dello smartphone, e per quanto tu voglia fermamente restare inchiodato a quel tramonto così poetico finirai travolto.

I rigori sono un fenomeno a sé: gli arbitri ne sono vittime collaterali, i giocatori che simulano come se non ci fosse un Var sono macchiette, coprotagonisti. I rigori sono i rigori, e basta. Talmente fantascientifici, ormai, che la sorpresa – figurarsi l’indignazione per la presunta ingiustizia – rischia di passare per reazione sottodimensionata. Più ne scriviamo, analizziamo, approfondiamo l’ottusità del sistema che sta devastando il pallone, più quelli si moltiplicano giornata dopo giornata, impegnando il blocco arbitro-Var a dover alzare l’asticella ogni volta. Il parossismo è dietro il calcio d’angolo.

Per cui, capita che nella giornata del benedetto scudetto aritmetico della Juventus si finisca sui social ad assistere di sponda all’ennesima mortificazione della logica e del senso del pudore. Vale per l’oggetto delle contese – i rigori – ma soprattutto per la sceneggiatura a mille mani scritta in tempo dai tifosi-utenti. Un meraviglioso mondo surrealista nel quale tutto e il contrario di tutto hanno uguale dignità e i rivoli della polemica si sfilano in decine di altri, in un ri-aggiornamento puntuale della comicità italiana.

Esempio. Su Twitter l’utente “Gigi78” posta il rigore del 5-1 della Lazio al Verona, così:

C’è anche un errore di conto (18, non 17), che gli sarà fatto notare prontamente pochi commenti più in basso (che all’esame dei social non si passa, è una coscienza). Ma non è quello. Immediatamente il tuffo plateale di Immobile – che viene minuziosamente esaminato dal Var promuovendolo, non si sa come, a fallo, da simulazione qual è – diventa lo spunto per sragionare, tutti.

Al povero Gigi78 viene subito rinfacciato di essere “un pagliaccio come tutti i napoletani”, e che come tutti i napoletani attacca Immobile perché ha paura – lui – di perdere il record di Higuain. Come se fosse il suo. Di Higuain, poi… Un altro (che ha la foto con lo stemma della Juve, quindi si auto-profila per quel che è) gli ricorda che “il rigore più scandaloso del campionato è stato fischiato a Mertens a Firenze”. E’ tipo il peccato originale di cui tutti dobbiamo sopportare il peso, e che probabilmente ci sarà rinfacciato alle porte del Paradiso, quando sarà il momento.

“Giango” interviene cercando di riportare la discussione su toni meno burrascosi: “Davvero state polemizzando su un rigore che ha concluso una partita 1-5?! Peraltro, partita inutile essendo la Lazio matematicamente in Champions?”. Il buon senso, tradito dal terzo e ultimo “peraltro”, a seguire: 

“Peraltro, nella stessa giornata in cui è stato regalato un rigore decisivo alla Roma che pesa sulla Europa League?!!!”.

Ecco, che c’entra la Roma? C’entra, c’entra… Perché un po’ prima alla Roma è stato evidentemente fischiato (noi non lo sappiamo, in veranda si stava così bene) un rigore così:

Chiusa parentesi, perché c’è “Pixu” che ci tiene a far notare che quello (quale? Ci siamo persi!) è un “rigore palese. Purtroppo non ci capite un cazzo di calcio, mica è colpa degli arbitri”.

“Simone ILMSM” aggiunge che “su 5 rigori assegnati oggi non ce n’era 1 e l’unico netto in Bologna-Lecce non è stato dato. Però se hai un’unghia in fuorigioco il Var interviene sempre, altrimenti non è regolare”. Sagace puntualizzazione: c’è un piano, dietro. Il gombloddo. Intervengono a vidimare, così poi possono giustificare il fischio irregolare.

Da lì in poi il dibattito degrada, va a finire sempre così. Queste tempeste hanno una scadenza breve, bruciano come la polvere pirica, per poi spegnersi in un indefinito “è tutto uno schifo”. Diventano un rumore di fondo. Dentro però c’è tutto: la comicità involontaria, l’impazzimento generale tipico della bolla (calcio e polemiche, ogni due-tre giorni, è bulimia), la ridefinizione dei ruoli in ordine sparso, le teorie del complotto, il campanilismo. Ma soprattutto il distacco dalla realtà della moviola moderna, ormai al di fuori del campo e del senno.

Nel frattempo, contemporaneamente, c’è un “flame” (si chiamano così le risse sui social, fa più figo), o decine di altri, che consuma gli stessi argomenti, più o meno con le stesse malpratiche. Tante galassie concentriche che rappresentano perfettamente l’universo che viviamo. I rigori, nel calcio post-Covid dell’ottusità burocratica, sono diventati un enorme buco nero. In tutte le accezioni che riuscite a dargli.

 

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