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A Foqus la prima de “Il ladro di cardellini”. Il regista Luglio: «Mi ispiro a Kaurismaki»

Stasera e domani ai Quartieri Spagnoli. Protagonista è Nando Paone, un’esistenza precaria, col vizio del gioco. «È il nostro Rochefort, attore straordinario»

A Foqus la prima de “Il ladro di cardellini”. Il regista Luglio: «Mi ispiro a Kaurismaki»

“Il ladro di cardellini” è l’anteprima nazionale che oggi 7 luglio (ore 21) inaugura la rassegna cinematografica “Estate a Corte” da Foqus ai Quartieri Spagnoli (in via Portacarrese a Montecalvario). Ospite il protagonista della pellicola Nando Paone e tutto il cast in cui spiccano Ernesto Mahieux, Viviana Cangiano, Vincenzo Nemolato, Lino Musella, Tonino Taiuti, Giovanni Ludeno, Gigi De Luca, Yulija Mayarchuk, Alan De Luca e un inedito Pino Mauro. Si replicherà mercoledì 8 (domani) sempre alle 21. Il 15 luglio invece ci sarà la proiezione della versione director’s cut. Dal 14 luglio il film andrà sulle piattaforme.

Abbiamo visto in anteprima l’opera del regista stabiese Carlo Luglio che narra della vita di Pasquale Cardinale un sessantenne dell’entroterra napoletano senza lavoro, con il vizio del gioco e con la passione per i cardellini, che parla al cimitero con la moglie defunta e che ha una figlia cantante nelle sagre che sogna liposuzioni definitive. Abbiamo incontrato il regista 53enne Carlo Luglio, già autore di “Radici”.

Il suo “Il ladro di cardellini” sembra una novella di Basile ambientata ai nostri giorni: Napoli o il suo entroterra si può raccontare solo con un registro barocco?
“Sono certo che l’aspetto favolistico sia pregnante in questa narrazione iperrealistica. Più che barocco credo di aver utilizzato una leggera venatura surreale”.

Al di là del tono da commedia malinconica c’è nel suo film anche un così è se ci pare per raccontare l’eterna transizione italiana?
“L’intento profondo era certo quello di partire dalla precarietà di vite alla deriva per trovare la chiave magica per una trasformazione. E credo che ciò accada tutti giorni a milioni di persone, a qualsiasi latitudine”.

Paone da caratterista di talento qui diviene attore protagonista capace di rappresentare la deriva dell’uomo odierno: è questo il modello antropocentrico che stiamo attraversando?
“Siamo appunto in via di migrazione incalzante come umanità senza bussola. E lo smarrito e candido personaggio interpretato da Paone incarna lo status quo dell’uomo medio odierno. Estremizzato dalla sua cifra stralunata, quasi grottesca, ma sempre credibile. Egli è il nostro Jean Rochefort con una reminiscenza di Leopoldo Trieste. Attore straordinario”.

Il finale del suo film è un omaggio a “Uccellacci e uccellini” con qualche tono che richiama Fellini: sono suoi riferimenti?
“I miei riferimenti in realtà sono Kaurismaki con la sua vena iperrealistica e Renato Castellani con il suo neorealismo rosa. Poi sento che inconsciamente mi trovo pure attraverso la musica di Anzovino e la fotografia cangiante di Abate a rivedere delle atmosfere alla Monicelli o alla Kusturica prima maniera”.

Come nasce il soggetto e la sceneggiatura del suo film?
“Dopo il doc “Cardilli addolorati”, pluripremiato e fonte di malinconica ilarità, decisi di scrivere prima una commedia con Massimiliano Virgilio poi un dramma con la Altieri Pignalosa e infine, ho trovato la giusta cifra con l’ibridazione dei due toni attraverso la rifondazione di Olivares. E così è nato il tono agrodolce che pervade sia la storia corale che quella individuale del protagonista Pasquale”.

Il cinema senza le sale ha un futuro solo sulle piattaforme digitali?
“È già il nostro presente. Ma noi proviamo a far girare il film pure tra l’esperienza inedita dei Drive In e quella consolidata delle arene all’aperto”.

Il significato della sua dedica a Fabrizio Forquet?”
“Era un mio caro amico…”.

Quando uscirà il suo film nelle sale?
“Dal 3 settembre iniziamo un tour nelle sale a partire dal Duel di Caserta, poi al cinema Massimo di Torino e via dicendo”.

La sua origine stabiese ha influenzato la sua cinematografia?
“Assolutamente no. Sebbene talenti eccezionali quali Raffaele Viviani, Annibale Ruccello, Fabio Quagliarella e altri provengano da lì. Dunque un senso di creatività nel territorio di certo c’è”.

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