Ziliani e il no al calcetto: il Covid ha deciso di infettare solo i calciatori amatoriali e non i professionisti?

Sul Fatto Quotidiano risponde ad un lettore che si chiede il motivo del divieto alle partite amatoriali mentre il calcio professionistico è ripartito

Parroco multato

Sul Fatto Quotidiano, Paolo Ziliani risponde a un lettore che si chiede come sia possibile che il governo non dia l’ok alla ripresa del calcetto mentre è ripartito il calcio professionistico.

La spiegazione di Ziliani fa ricorso all’ironia.

“Trump, dopo la pensata del disinfettante iniettato in vena per uccidere il coronavirus, ha chiamato “Giuseppi” e gli ha detto tranquillo, fai giocare pure i professionisti e dai loro il permesso di abbracciarsi e baciarsi dopo un gol perché il Dipartimento della Salute Usa ha messo a punto un deodorante a tal punto sofisticato da inibire completamente il sudore, che al pari della saliva trasmette il virus”.

Un prodotto costoso, scrive, ma il calcio italiano è ricco, se lo può permettere, visto che,

in piena pandemia, mentre la gente crepava nel letto di casa senza nemmeno potersi avvicinare a un ambulatorio o a un pronto soccorso, ai calciatori venivano fatti tamponi un giorno sì e l’altro pure“.

L’altra ipotesi, continua, è che il Covid si sia annoiato della serie A e abbia promesso di non infettare più nessuno tra i calciatori professionisti.

“C’è, a dire il vero, anche un’altra ipotesi: e cioè che il Covid-19, grande appassionato di calcio, si è accorto di essersi annoiato a morte negli ultimi tre mesi: e ha deciso che almeno a livello di Serie A se ne starà buono e non infetterà più nessuno, nemmeno Petriccione del Lecce o Strefezza della Spal, limitandosi a far strage di calciatori nei campionati amatoriali nel caso il Cts riapra alle loro partite”.

 

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