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Quando Napoli considerava Zapata una palla al piede

Duvan è uno dei migliori attaccanti d’Italia, ma a Napoli non esplose. Benitez non ci puntò abbastanza, con Sarri divenne un esubero

Quando Napoli considerava Zapata una palla al piede

Aurelio De Laurentiis probabilmente sembrava perplesso. Meno di un mese prima, aveva acquistato Gonzalo Higuain dal Real Madrid, punta di diamante della più celebre campagna acquisti del Napoli. A una settimana dalla fine del mercato estivo, nel 2013, Rafa Benitez appena insediatosi in panchina gli faceva pressione per acquistare un attaccante 22enne dall’Estudiantes, che il QPR aveva peraltro scartato. Il Sassuolo gli aveva fatto firmare un precontratto, l’incidente diplomatico era dietro l’angolo ma fu lo stesso Duvan Zapata a ritrattare l’impegno preso con gli emiliani per il Napoli. L’idea di essere allenato da un tecnico così vincente e di condividere lo spogliatoio con calciatori così forti lo resero disponibile ad accettare il poco spazio che gli sarebbe stato concesso. Poi c’erano le rassicurazioni di Manuel Pellegrino, allenatore dell’Estudiantes e storico vice di Benitez al Liverpool e all’Inter: era stato lui a creare i presupposti della trattativa, consigliandolo all’amico. Gli argentini tirarono sul prezzo: De Laurentiis offriva 6 milioni di euro, si chiuderà a 7,5. Nonostante qualche dubbio, il presidente volle fidarsi.

Lo sbarco in Europa probabilmente non l’avrebbe mai immaginato con le fattezze del golfo. Quello che dai tempi dell’America de Cali era un sogno, per Zapata si era trasformato in una promessa a mamma Elsa, scomparsa quando non aveva ancora vent’anni a causa di alcune complicazioni derivanti da una pancreatite. Quella a cui dedica tuttora ogni gol, alzando le braccia al cielo. Che aveva sempre creduto in lui e che, a detta del padre, è la ragione per cui Duvan è il giocatore che è oggi.

Qualcosa di bello l’aveva fatto vedere a Napoli, quando riusciva ad esprimersi. Come il gol al Marsiglia, ad esempio, uno dei due che ha segnato in Champions in carriera. Benitez lo fece intendere da subito: il valore del colombiano era indiscutibile, il vero problema era la concorrenza imbattibile di Higuain. Troppo forte per un ruolo di secondo piano, ma non abbastanza per scalzare il Pipita, Zapata viene usato come pedina di scambio per arrivare ad Allan, ma all’Udinese non è a proprio agio. Rientrato dal prestito biennale, il club se ne vuole liberare. È diventato un esubero, Maurizio Sarri non ha nemmeno l’opportunità di valutarlo, su indicazione della dirigenza.

Sarri faceva quello che gli aveva chiesto il club. Volevano emarginarmi. Della squadra e dei tifosi ho un buon ricordo, ma meglio non parlare dei dirigenti. Direi qualcosa di poco educato.
– Duvan Zapata, intervista a Il Giornale, 19 novembre 2017

La Sampdoria ne intuisce comunque il potenziale e cede soltanto all’ultimo giorno alle richieste del presidente, lo rende l’acquisto più costoso della propria storia pagandolo 21 milioni di euro, eppure anche quest’avventura non si rivela soddisfacente per nessuna delle parti. E lo stesso sembrava essere all’Atalanta, dopo che per dieci partite non trova la via della porta. Poi si sblocca, e non si ferma più. Dopo un anno e mezzo, continua ad essere il terminale offensivo perfetto della creatura progettata da Gian Piero Gasperini.

Giocare con gente come Higuain, Mertens e Hamsik fu tanta roba. Quando ebbi spazio, peraltro, segnai quasi sempre. Benitez mi rispettava e insieme a Higuain facemmo spettacolo. Dopo i due anni trascorsi a Udine il presidente De Laurentiis decise che doveva vendermi ma alle sue condizioni. Mi ritrovai ad allenarmi con chi doveva partire. Fortunatamente poi il Napoli trovò l’accordo con la Sampdoria, squadra nella quale ho mostrato tutte le mie qualità anche grazie al lavoro fatto con mister Giampaolo.
Duvan Zapata, intervista a SportWeek, 5 gennaio 2019

Da grande ex che si rispetti, ha già colpito il Napoli, due volte, entrambe con l’Atalanta. L’anno scorso tra i possibili attaccanti da prendere sul mercato, c’era anche il suo nome, prima di conoscere le richieste ritenute eccessive dei bergamaschi. Tra dieci giorni potrebbe essere lui a decidere le sorti del campionato della squadra di Gattuso. Lo scontro diretto del 2 luglio infatti è l’unico spiraglio che gli azzurri si possono aprire per continuare a rincorrere la Champions League. Servirà una squadra pronta all’impresa però, per disinnescare il braccio armato della favola che sta incantando l’Europa.

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