La storia dell’altro Muller, il bomber tedesco che restò 31 minuti senza battito cardiaco

Dieter, non Gerd. E' stato due volte capocannoniere della Bundesliga, una volta degli Europei 1976. Oggi sarebbe come Lewandowski. Ma ha avuto una vita incredibilmente sfortunata

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Premessa: questo Muller non è Gerd. Questo è un altro Muller, si chiama Dieter. E in realtà il suo vero cognome di nascita sarebbe Kaster. Ma da figlio di un onesto difensore del St. Pauli degli anni 50 divenne poi figliastro di un ricco appaltatore di Offenbach, e ne prese il cognome.

Dieter Muller è stato due volte capocannoniere della Bundesliga, ed è tuttora l’unico ad aver segnato sei gol in una sola partita nel campionato tedesco (il 17 agosto 1977, quando il suo Colonia fece fuori 7-2 il Werder Brema). Ha segnato 9 gol in 12 presenze con la nazionale della Germania Ovest ed è stato capocannoniere agli Europei del 1976. Ha anche vinto il campionato francese col Girondins Bordeaux. Insomma, Dieter non è Gerd, ma poco ci manca.

Solo che la storia dell’ “altro” Muller è molto più drammatica, e la sua biografia (“Le mie due vite”) in Germania sta scalando le classifiche: due vite perché parallela a quella dorata del calciatore di successo c’è quella privata, una specie di incubo.

Due volte al mese – scrive la Faz – riceve un trattamento microbiologico per ricostruire le cellule. Il suo cuore attualmente funziona al 35%. Perché il 5 ottobre 2012 Muller restò 31 minuti senza battito cardiaco. Più di mezzora, prima di essere rianimato dalla compagna. Finì in coma per cinque giorni, ma ora è lì che lo racconta. Tre anni dopo, un altro infarto. E’ ancora vivo.

Appena nato, nel 1954, il piccolo Dieter fu consegnato ai nonni, che lui descrive come “amorevoli”. Ma il nonno aveva uno strano tatuaggio: solo dopo capì che durante la guerra aveva fatto parte delle SS. La mamma (il padre biologico, lo incontrerà per la prima volta solo a 42 anni) se lo riprese quando aveva già compiuto 10 anni: aveva sposato un uomo ricco, Müller appunto, che lo sostenne nella sua iniziale carriera calcistica. Salvo poi non riuscire ad assistere al suo debutto da professionista: morto improvvisamente.

La sorella di Dieter e suo marito erano due alcolisti, e gli lasciarono da accudire due bambini dopo la loro morte prematura. Ma il colpo più grave non era ancora arrivato: a soli 16 anni, il suo unico figlio, Alexander, morì di un tumore al cervello.

“Sapevo come smantellare una linea difensiva, ma sono caduto più di una volta davanti ai colpi fatali della vita”, scrive Muller nella sua biografia.

Ha avuto fama di bon vivant: intenditore di vini, possedeva 18 Porsche. E il fatto di aver incontrato per caso, alle 7 del mattino, nella reception dell’albergo l’allenatore della nazionale Helmut Schon dopo una lunga notte di feste a Rio de Janeiro non ha contribuito a migliorare la sua carriera in nazionale. Però al suo debutto segnò tre gol in una vittoria per 4-2 dopo i supplementari contro la Jugoslavia. Era entrato al 79° minuto. In Germania Dieter è quasi famoso come Gerd.

Muller coi parametri di oggi sarebbe una superstar globale: con 48 gol (34 in campionato, 14 in coppa) in una sola stagione, sarebbe alla pari con Robert Lewandowski. Ma quello di oggi per lui è un calcio finto, tra “parrucchieri e troppi soldi”.

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