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Signorini: «Al Napoli non interessava salvare Maradona, volevano spremerlo fino all’ultimo»

Al Mattino: «Parlai con Ferlaino, Moggi, trovai una clinica per la disintossicazione. Ma niente. Con Allodi non sarebbe mai successo»

Signorini: «Al Napoli non interessava salvare Maradona, volevano spremerlo fino all’ultimo»

Il Mattino intervista Fernando Signorini ex preparatore di Maradona, l’unico – per ammissione dello stesso Bainchi – dell’entourage che davvero gli volesse bene e che fosse legato a lui.

Signorini riprende concetti già espressi molto chiaramente nel documentario di Kapadia, documentario che infatti Ferlaino attaccò (lui nel documentario è sincero: «Sono stato il carceriere di Maradona»). Emergeva quel che tutti in realtà sanno. Il Napoli sapeva ovviamente della tossicodipendenza di Maradona.

La sua “malattia”, la cocaina, era diventata il segreto di Pulcinella: tutti sapevano, nessuno interveniva. Non solo con Bianchi, ne parlai con Ferlaino, Moggi e il dottor Russo. Mi faceva strano il fatto che nessuno si adoperasse concretamente. Andai di persona a informarmi in una clinica per tossicodipendenti vicino a Napoli, una cosa del genere sarebbe dovuta toccare ai dirigenti perché avevano l’obbligo di fare di più. Invece niente: avevano paura o forse speravano che il limone producesse ancora succo e quindi andava spremuto fino all’ultima goccia. Dico di più: se in quel periodo in società fosse stato presente ancora Italo Allodi, Diego non sarebbe finito così.

Ricorda il discorso che gli fece alla vigilia dei Mondiali in Messico:

si giocava in condizioni proibitive, in altura e a mezzogiorno. Dissi a Diego: questo sarà il Mondiale tuo o di Platini, decidi chi lo deve vincere. Sapete tutti come andò a finire.

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