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La Serie A si ripara dietro la decisione del governo. Così blinda i diritti tv

Il sì unanime alla ripresa del campionato sgrava i club da responsabilità: fondamentale per i contratti con Sky e Dazn. Se domani il governo rinvia di due settimane, finire la Serie A diventa più complesso

La Serie A si ripara dietro la decisione del governo. Così blinda i diritti tv

Qualcuno potrebbe chiedersi cosa possa essere mai successo in Serie A se nel giro di dodici ore si è passati da 7 club contrari alla ripresa del campionato a un documento unanime – 20 club su 20 – favorevole a tornare in campo qualora il governo desse il via libera. È successo che tiene banco la politica. Il documento è un passaggio formale. Ribadisce l’ovvio e cioè che se il governo dovesse ravvisare le condizioni sanitarie e di sicurezza per riprendere gli allenamenti e poi il campionato, i club sarebbero ben felici di compiere la propria parte. Anche perché in questo caso, con il no del governo, i diritti tv non sarebbero in pericolo. Nel contratto che lega la Lega Serie A ai brodcaster – Sky e Dazn – c’è scritto che la Lega non è responsabile per eventuali stop al campionato dipendenti da causa di forza maggiore. Ed è difficile trovare una causa di forza maggiore più efficace del coronavirus e del conseguente stop di Palazzo Chigi al campionato.

Sarebbe stato un autogol mettere nero su bianco la spaccatura tra le società di Serie A. Il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino è dovuto ricorrere a tutta la sua arte diplomatica per riuscire a placare – almeno per una volta – i dissidi che pur sono evidenti in seno all’assemblea. I ricavi che si perderebbero, sarebbero ricompensati dai tagli degli stipendi ai calciatori.

A questo punto, come già accaduto a inizio marzo, sarà Palazzo Chigi a stabilire il futuro del campionato di Serie A. Le trattative non sono state svolte nell’Assemblea, ma seguono la direttrice governativa. È nei pressi di Largo Chigi che avvengono le pressioni. Nell’incontro di domani con la Figc, il ministro Spadafora ha tre possibili opzioni: autorizzare il via libera agli allenamenti il 4 maggio; rinviare ogni decisione di due settimane, con la richiesta di un ulteriore protocollo sanitario, oppure decretare per lo stop definitivo alla stagione. Molto probabilmente, Spadafora opterà per la seconda ipotesi. Che lascerebbe aperta qualche speranza ma di fatto renderebbe più complicato immaginare la prosecuzione del torneo. In questo caso gli allenamenti riprenderebbero il 20 maggio e si potrebbe tornare in campo non prima del 10 giugno.

Ieri sia il ministro Spadafora sia il ministro della Salute Roberto Speranza hanno espressioni forte scetticismo sulla possibile ripresa degli allenamenti il 4 maggio.

Col documento di oggi, la Lega Serie A si è messa al riparo da qualsiasi rivendicazione da parte di Sky e Dazn. Poi, ovviamente, poiché si è tutti sulla stessa barca, ci si può mettere ad un tavolo a trattare. Ma se il campionato non dovesse ripartire, sarebbe per decisione del governo. Su questo sono tutti concordi e Dal Pino ha ottenuto il risultato che si era prefisso. Adesso, almeno ufficialmente, i club non contano più. Ci si sposta nelle stanze della politica. Dove il presidente del Coni Giovanni Malagò è tutt’altro che ininfluente.

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