Sconcerti: la vera discussione non è il campionato, è la Champions, sono gli Europei

Sul Corriere della Sera scrive che il vero interlocutore, adesso, è l'Uefa, se non l'Unione Europea. Pensare da soli (Lega, Federazione, Coni, governo) è necessario ma insufficiente, senza visione

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Sul Corriere della Sera Mario Sconcerti commenta la decisione di fermare il campionato di Serie A (e tutto il calcio) fino al 3 aprile presa ieri dal Governo.

“è toccato al governo prendere una decisione che nella storia di un secolo non ha mai voluto prendere nessuno”.

Una decisione che il governo è stato costretto a prendere

“perché non poteva più tenere un popolo a casa e obbligare a stare insieme migliaia di addetti al calcio. Non sarebbe stato credibile. Si è dovuto prendere la responsabilità di fare del calcio quello che sta facendo per l’intero Paese”.

Ma la vera discussione, ammonisce Sconcerti, non è quella che riguarda il campionato, ma quella relativa alle coppe europee.

“Francia, Germania, Spagna sono vicine al nostro livello di malattia, solo con una settimana in meno. La vera discussione non è il campionato, è la Champions, sono gli Europei. In sostanza il vero interlocutore non è la Federcalcio, ma l’Uefa, se non l’Unione Europea”.

Lo statuto dell’Unione Europea prevede che la sanità sia competenza delle singole nazioni, ma poiché gli Europei sono itineranti e si giocheranno in più Paesi, di chi sarà la competenza?

“Di chi è la competenza su centinaia di migliaia di persone che tornano a raggrupparsi in 12 nazioni, magari poche settimane dopo la flessione del virus? Uscire da una epidemia non è come chiudere una porta. L’aria continuerà a passare per settimane, anche dopo la fine tecnica della malattia. Pensare da soli (Lega, Federazione, Coni, governo) è necessario, ma completamente insufficiente, senza visione. È solo con l’Europa che si potrà decidere la ripresa e il nuovo calendario”.

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