Lazio: ci vogliono negare lo scudetto come nel 1915, ma Lotito non si farà imbrogliare

Il capo della comunicazione Diaconale, su FB: c'è il timore che in una situazione di emergenza sanitaria gli interessi dei grandi club possano scattare ai nostri danni

de luca jr sulla salernitana

“Il frutto della sindrome da scudetto negato del 1915”, ovvero la paura che il campionato si fermi come solo un’altra volta nella storia italiana, e che “alla Lazio non venga riconosciuto uno scudetto conquistato sul campo”.  Arturo Diaconale, il responsabile della comunicazione del club biancoceleste, mette nero su bianco su Facebook la posizione “pesante” di Claudio Lotito in Lega. Il post conferma le strategie di resistenza di Lotito, rimasto il baluardo del calcio che non si ferma. In nome, soprattutto, dei contratti in essere con le tv.

“Una eventuale interruzione dell’attuale campionato a causa del coronavirus” impedirebbe “alla Lazio di conquistare quello scudetto verso cui viene al momento proiettata dai brillanti risultati che l’hanno portata al vertice della classifica ad un solo punto dalla Juventus”, scrive Diaconale. Come per il titolo del 1915, per il quale a più di cento anni di distanza è ancora in corsa una rocambolesca causa in Figc.

Questa sindrome, scrive ancora Diaconale, “fa scattare l’antico timore che, in una situazione di massima incertezza provocata dall’emergenza sanitaria che paralizza il Paese, gli interessi dei grandi club possano scattare ai danni della società biancoceleste”.

Ma ci “di certo ci sono due evidenze. Da un lato la ferma volontà della società, della squadra e di tutti i tifosi di pretendere la regolarità del torneo scongiurando il rischio di ripetere il 1915. Anzi, di battersi fino in fondo per fare in modo che nel 2020 si possa festeggiare non uno ma due scudetti: quello antico e quello presente! Dall’altro la consapevolezza che non sarà facile imbrogliare il Presidente Claudio Lotito da parte di ministri demagoghi e dirigenti irresponsabili che non capiscono come fermare il campionato significherebbe far saltare tutti i diritti televisivi e condannare al fallimento la gran parte delle società calcistiche italiane!”.

Correlate