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CorSera: Gaucci, soprannominato Uragano, che lanciò, tra gli altri, Gattuso e Cosmi

Esperto navigatore della Prima Repubblica, si era arricchito con gli appalti della sua impresa di pulizie. Fu famoso per l’esuberanza, le sfuriate e le sceneggiate

CorSera: Gaucci, soprannominato Uragano, che lanciò, tra gli altri, Gattuso e Cosmi

Sul Corriere della Sera Andrea Marinelli ricorda Luciano Gaucci, morto ieri a 81 anni.

“Si guadagnò un posto nella leggenda — sportiva e non solo — con un cavallo. Non Tony Bin, il puledro irlandese acquistato per un pugno di milioni e rivenduto per 6 miliardi dopo la vittoria nel 1988 del Prix de l’Arc de Triomphe. Ma quello che regalò al suocero dell’arbitro Senzacqua per aggiustare una partita di Serie C1 fra Siracusa e Perugia nel 1992”.

Finì in pareggio, ricorda, ma alla fine della stagione il Perugia fu promosso e subito retrocesso in B per illecito e lui squalificato per tre anni.

“Si presentò così Gaucci — morto ieri a 81 anni—al mondo del calcio, dove era entrato l’autunno precedente come un uragano. Esperto navigatore della Prima Repubblica, si era arricchito con gli appalti della sua impresa di pulizie La Milanese («Per dare un’idea di efficienza»)”.

Fu vice presidente della Roma, poi, nel 1991, acquistò il Perugia dalla C e nel 1996 lo portò in A.

“«Uragano» era diventato uno dei suoi soprannomi: per l’esuberanza, per le sfuriate, per i giocatori convinti a scendere di categoria — i primi furono Beppe Dossena e Rocco Pagano — ma anche per i ritiri punitivi, gli allenatori cacciati e le sceneggiate. Tante, di ogni tipo”.

La più celebre resta quella con il presidente del Bari Vincenzo Matarrese, suo acerrimo rivale. Ma ce ne furono tante altre.

Grazie alle sue intuizioni geniali e a collaboratori eccezionali lanciò giocatori che hanno fatto la storia del calcio, da Gattuso a Materazzi e Fabio Grosso e Ahn Jung Hwan. Ebbe fiuto anche con gli allenatori, come con Cosmi, pescato in Serie C, al quale affidò il Perugia che si salvò per tre anni di fila.

“Erano anni d’oro per il vulcanico Gaucci, che acquistava squadre di calcio (Catania, Viterbese, Sambenedettese), faceva modificare il format dei campionati — a lui si deve la A a 20 squadre — e nel frattempo era fidanzato con Elisabetta Tulliani, con cui arrivò allo scontro in tribunale per via di una vincita milionaria al Superenalotto di cui entrambi si dichiaravano titolari. Intanto, però, Gaucci la aveva già presentata a Gianfranco Fini”.

Poi la storia virò verso Montecarlo, arrivò la retrocessione in B nel 2004, il passaggio della società ai figli e il crac del 2005.

“I figli vanno in carcere per bancarotta fraudolenta, lui in esilio a Santo Domingo, dove è rimasto latitante fino al 2009. E dove ieri è morto, dopo una lunga malattia”.

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