Commisso: “Non ho mai detto che il campionato è falsato, ma così il calcio italiano perde valore”
Intervista al Foglio Sportivo: "In Italia è quasi impossibile costruire un impianto di proprietà. La politica faccia qualcosa per cambiare questa situazione”
Intervista al Foglio Sportivo: "In Italia è quasi impossibile costruire un impianto di proprietà. La politica faccia qualcosa per cambiare questa situazione”
Il Foglio Sportivo intervista Rocco Commisso, uno dei primi a chiedere il challenge, la chiamata al Var. Che oggi la Figc sollecita alla Fifa.
“Io non ho mai detto che il campionato è falsato, ma che una squadra come la Juventus, con il monte ingaggi che ha, non aveva bisogno di un errore dell’arbitro per vincere. Volevo sollevare un tema più generale, che vale per tutte le squadre. C’è un problema su come viene utilizzata la tecnologia che può aiutare gli arbitri a decidere meglio”.
Il presidente della Fiorentina ritiene che non debba decidere per forza l’arbitro, ma che se c’è l’intervento del Var deve essere quest’ultimo ad avere l’ultima parola.
“Penso anche che in certi casi l’arbitro non debba prendere lui la decisione finale: se è stato chiamato dal Var deve essere il Var a decidere”.
E’ come se l’arbitro fosse il giudice di primo grado e il Var l’appello, e nell’appello il giudice di primo grado non può intervenire.
Del resto, spiega, se la Juventus vince sempre, fa perdere valore al calcio italiano.
“Io ho rispetto per la Juventus, anzi una volta ero pure tifoso bianconero ma, come ho già detto, una squadra che vince sempre il campionato non fa bene al calcio italiano, che così perde valore sul mercato internazionale”.
A supporto della tesi, spiega il quotidiano, il presidente viola parla dei fatturati delle società di Serie A con alla mano la classifica Deloitte 2020 sulle entrate dei primi venti club europei nella stagione 2018-19. Al primo posto c’è il Barcellona, con 840 milioni di euro di ricavi. All’ultimo il Napoli con 207 e rotti.
“Il Milan, che dieci anni fa era tra le squadre top nemmeno c’è, mentre la Juventus, una volta lontana dai rossoneri, è decima con oltre 450 milioni di euro di entrate”.
Quasi la metà delle venti squadre è inglese, per ricavi medi di oltre 464 milioni di euro. Commisso continua:
“Lo sapete quante sono state le entrate della Fiorentina la scorsa stagione? 94 milioni. Io voglio riportare la mia squadra a competere in Europa, ma come si fa con queste cifre?”.
Non si può fare, a meno che non aumenti il fatturato. E per questo serve lo stadio nuovo di proprietà. Commisso era sicuro, al suo arrivo, che essendo pronto a metterci i soldi avrebbe ricevuto l’aiuto della politica, ma non è avvenuto. Mostra un articolo del New York Times in cui è scritto che lo stato di New York concede soldi pubblici, esenzione fiscale e concessioni gratuite di terreni a chi vuole costruire stadi e palazzetti. Cosa che in Italia è impensabile. Dice:
“Ho incontrato più politici nei primi due mesi a Firenze che in tutta la mia vita”.
La sua azienda statunitense, che fornisce tv via cavo attraversando 22 stati con 1 milione di chilometri di fibra on ha dovuto relazionarsi con i 1500 sindaci dei paesi interessati. E quando la Columbia University ha rifatto il proprio stadio con le sue donazioni (intitolandolo a lui) neppure è stato necessario chiedere l’autorizzazione a sindaco, comune, stato o governo.
“In Italia è l’opposto, sembra che la politica voglia mettere i bastoni tra le ruote agli investitori, specie se ‘stupidi’ che arrivano dall’America come me, invece di aiutarli”.
Ripete, anche al Foglio, di non essere venuto in Italia per prendere, ma per restituire.
“Non sono venuto in Italia per fare soldi, ma per ridare qualcosa che resterà per sempre al paese in cui sono nato, e in particolare a Firenze”.
Il presidente della Fiorentina si mostra deluso, anche perché ha già speso, in sei mesi, circa 300 milioni di euro tra acquisto del club, sponsorizzazioni e centro sportivo. Ma sullo stadio si è arenato tutto.
Ora ha paura che i tifosi si stufino di lui:
“Ma forse prima mi stufo io”.
Ribadisce di trovarsi bene a Firenze, e di avere voglia di dare battaglia. Che i tifosi sono al primo posto, sono l’unica cosa che resta, mentre calciatori e presidenti passano. Ma non c’è tutto il tempo del mondo a disposizione.
“La politica si deve muovere, per esempio cambiando la legge sugli stadi perché così non si può andare avanti. Nel resto del mondo sono stati realizzati nuovi impianti all’avanguardia e in tempi molto rapidi, qui in Italia è impossibile”.
In molti paesi, spiega, gli stranieri hanno fatto crescere il calcio.
“In Italia invece è quasi impossibile costruire un impianto di proprietà per fare aumentare i ricavi di una società di calcio e offrire ai tifosi un servizio migliori. Sono sei mesi che ho a che fare con la politica per la questione stadio, ma non se ne esce: a questo punto la politica faccia qualcosa per cambiare questa situazione”.
Commisso si esprime anche sul governo del calcio italiano.
“Non ho mai partecipato alle riunioni di Lega, ma ho visto e sentito personalmente diversi presidenti di altre squadre. A tutti dico che dobbiamo metterci insieme per migliorare il calcio, renderlo appetibile a livello internazionale, fare capire alla politica che uno degli asset vincenti del nostro paese, come la moda, il cibo”.
Ci vuole un campionato più competitivo, con meno errori arbitrali. E’ questo che piace all’estero. Ecco perché è necessario utilizzare meglio la tecnologia in campo. Ecco perché servono squadre competitive a livello europeo e quindi con maggiori ricavi. E lo stadio di proprietà fa la differenza. Bisogna anche vendere meglio il calcio italiano all’estero.
“Perché la Lega Serie A non ha un ufficio a New York, ad esempio? Io l’ho proposto, penso sarebbe utile per tutte le società, non solo per Rocco Commisso”.