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Le confessioni di Gattuso: i giocatori del Napoli sono spaccati e il punto sono le multe

Dopo un mese di retorica anti-Ancelotti (volontaria o meno, non importa) è giunto alla conclusione che il punto non è il 4-3-3 ma sono ben altri

Le confessioni di Gattuso: i giocatori del Napoli sono spaccati e il punto sono le multe

A modo suo, ieri sera Rino Gattuso ha compiuto un’operazione verità. Non sappiamo quanto lo abbia fatto apposta. Se si trattasse di un politico consumato, non avremmo dubbi. Ha trovato il più banale artificio retorico per spiattellare tutto. O piò o meno tutto. Certo era  il segreto di Pulcinella, ma in pochissime ore Gattuso è passato dal registro populistico anti-Ancelotti – anche se lui ha detto di essere stato travisato e ha attaccato i giornalisti (in maniera populistica, ovviamente) – a gettare in pubblica piazza tutto o gran parte di quel che succede nello spogliatoio.

Dietro il “non voglio alibi”, ha detto che anche lui ha giocato con compagni con cui non usciva la sera e probabilmente cui a stento rivolgeva la parola.  Poi, però, una volta in campo, ha sempre dato tutto per i compagni. «Quello che dai a un compagno, ti ritorna sempre». È una confessione in piena regola. C’è poco da aggiungere. Quindi erano tutte panzane, o comunque esagerazioni, quelle relativo al pessimo rapporto dei giocatori con Ancelotti e alla preparazione fisica, e ancora al modulo. Il problema del Napoli non era il 4-3-3, adesso ahinoi lo sanno anche i bambini che piangono.

Abbiamo già scritto che in quella famosa riunione giocatori-Ancelotti non è affatto vero che si parlò di moduli e di preparazione. Non è affatto vero che i calciatori chiesero di lavorare di più. Si parlò quasi esclusivamente di multe. Perché i calciatori non pensano ad altro. E ieri Gattuso ha confermato anche questo. Ha detto chiaro e tondo: «Fin qui abbiamo parlato solo di tecnica e di tattica, ora dobbiamo dedicarci ad altro, a capire chi ha voglia. Chi ha il veleno e chi non ce l’ha». Tradotto: ma quale 4-3-3? Finalmente, aggiungiamo.

A modo suo, Gattuso ha fatto un’operazione verità. Ha anche aggiunto che i problemi non sono i campi. Lasciando immaginare che ci siano problemi anche per i campi di Castel Volturno. Non possiamo dirlo perché è stata una fresa secca finita lì. E non ci sembra poi così importante.

Gattuso ha detto anche altro, ha fatto riferimenti – blandi – alle scelte per la formazione. Perché, da quando è arrivato, il nuovo allenatore ha compiuto scelte ben precise. Gattuso – forse involontariamente, non lo sappiamo, lo speriamo per lui – ha assecondato in tutto e per tutto il fiume retorico anti-Ancelotti. Ha messo al centro del progetto Lorenzo Insigne che, diciamo, non lo ha ripagato con la stessa moneta. Si è affidato al nucleo storico, quello che Ancelotti – non per partito preso ma per il bene del Napoli, per dare un futuro al Napoli – voleva progressivamente ridimensionare. Non si manda in tribuna il capitano così per sfizio. Forse Gattuso qualche ragionamento su questo avrebbe potuto farlo. Da quando è arrivato, ha sempre in qualche modo, direttamente o indirettamente, alimentato le insinuazioni sulla preparazione fisica, anche se ha spiegato che si tratta di metodologie diverse dovute anche a un diverso modo di stare in campo. E ci sta. Ricordiamo però che questo Napoli ha giocato atleticamente alla pari col Liverpool e messo sotto l’Atalanta.

Al suo arrivo, Gattuso ha parlato di classifica imbarazzante e il Napoli era ancora più vicino alla zona Champions che alla Serie B. Anche l’altro giorno, dopo lo sfogo con i giornalisti, ha detto: “Vedremo alla fine di chi è la colpa”. Tutto comprensibile. E arrivato a Napoli, ha ascoltato quel che gli hanno detto e ha provato a coccolare la squadra, anzi il nucleo storico.

Ieri sera, però, dopo quattro sconfitte in cinque partite, ha cambiato registro comunicativo: «Non so il perché di questa prestazione». Ha candidamente ammesso che l’unica vittoria è avvenuta in casa del Sassuolo al 95esimo. Fin qui, ha seguito un solco tracciato. Tracciato probabilmente da Giuntoli e anche da De Laurentiis (primo responsabile di questa situazione): rompere col recente passato. «Non sarei venuto qui se fosse andato tutto bene». E anche questo è vero. A questo punto, però, Gattuso sembra cominciare a prendere in considerazione l’idea che i problemi siano altri rispetti a quelli che erano stati propagandati. Che non avevamo un allenatore incapace (sic!) che ha distrutto un giocattolo. Avevamo un allenatore che aveva capito la malattia ma che non è stato assecondato nella terapia. Forse Gattuso, che stupido non è e che quell’allenatore un pochino lo conosce, sta cominciando a capirlo.

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