ilNapolista

La fuorviante retorica del meridionale con la pancia vuota e che ha fatto la gavetta

La replica a Imperatore. Neanche a Cruyff hanno mai regalato nulla. Napoli perde sempre, e costantemente, da alcuni secoli. Aggiungere un altro affamato non cambierà nulla

La fuorviante retorica del meridionale con la pancia vuota e che ha fatto la gavetta
during the Italian Serie A football match SSC Napoli vs Fc Juventus. (Hermann)

Caro Vincenzo,

non so se Rino Gattuso e il Presidente abbiano risposto alla tua lettera (“Gattuso è un meridionale atipico, severo con sé e con gli altri”). Nel frattempo, mi permetto, in amicizia, di approntarne una io – assai meno necessaria ma stimolata dal mio solito spirito polemico e dalle tue riflessioni di uomo d’esperienza, con le quali stavolta sono in quasi totale disaccordo.

Comincerei dalla storia che a noi “nessuno ha mai regalato nulla”. È un vecchio adagio, una antica litania a uso e consumo del padrone di turno. Oggi è la canzone gattusiana, ieri fu il cuore dell’epopea sarriana (i campi polverosi di periferia e le grigie banche dove la meritocrazia muore). A meno che non immaginiamo che a Johan Cruyff le Coppe dei Campioni le regalassero, questa è, in genere, la cosiddetta “retorica da compensazione”: aver fatto più gavetta non è una garanzia di capacità personale e non aumenta le probabilità di ottenere un risultato, altrimenti torneremmo alla regola degli scatti a pioggia per anzianità di servizio. Io, ad esempio, pur non nutrendo alcuna antipatia o pregiudizio nei confronti del nostro attuale tecnico, non so perché egli goda di tanto credito come allenatore. Ho il dubbio concreto che, essendoci pochi risultati a comprovarne le doti, molto di quel credito venga pompato artificialmente proprio da questa retorica – per l’appunto – “a compensazione”.

Sulla questione di Gattuso meridionale atipico, poi, ho moltissime riserve. L’uomo del sud “serio, orgoglioso, tenace, poco incline al compromesso” è quello del sentimentalismo corrente, della contro-propaganda omologata, per la quale alle nostre latitudini si fronteggiano da una parte orde di barbari ignoranti e dall’altra i puri del senso civico col sole nel cuore e con quella eterna “marcia in più”. Mi permetto di pungolarti su temi a mio avviso più essenziali per un leader e più problematici per un meridionale: l’uomo del sud è anzitutto un campione di micro-management – problema non da poco nelle aziende: non sa delegare perché non sa far crescere la leadership interna, è un convinto assertore dei titolarissimi perché è spesso un familista che, in ultima istanza, possiede una fondamentale sfiducia nel prossimo. Questa è la grande differenza tra un capo e un leader e questi, io credo, i tratti tipici di tanta parte del sud Italia. Si tende a considerare assai spesso il costante sacro fuoco del principale come caratteristica necessaria per una genuina fame di successo, mentre sovente in panchina ci si dimena per sopperire alla enorme assenza di leadership. L’uomo del sud è abituato a strillare perché ha fatto suo un insegnamento sbagliato, quello per cui nessuno ti sta a sentire se non urli costantemente i tuoi comandi – ma se sei costretto a urlare è perché non sai essere leader.

Concludo poi su una frase che credo dia una prospettiva errata a questa e altre vicende. Quella per la quale Gattuso ci abbia riportato con i piedi per terra ricordandoci che “qui si viene con la pancia vuota”. Questo, per me, è un fondamentale errore storico ed è un tema che ci piace solleticare per autocondannarci alla irrilevanza. Napoli non ha, in sé, alcun DNA vincente. Napoli perde sempre, e costantemente, da alcuni secoli. Per cui, aggiungere un affamato ad una vastità di affamati non farà altro che lasciar cadere nel mare una singola goccia d’acqua. Napoli non ha né le risorse né i meccanismi che possano innescare, dal proprio interno, un processo virtuoso verso il successo, per cui le serve assolutamente una persona che abbia mangiato a soddisfazione ma non abbastanza da sedersi ad invecchiare a tavola. Infatti, mentre nessun uomo di ambizioni accetterà mai di legare il proprio destino ad un Ciuccio che perde, uomini di esperienza e stranieri al nostro mondo potranno aiutare a virare la rotta lavorando il tempo necessario a portare la nave fuori dalle secche. In cambio, in quel caso sì, del mare e della sfogliatella, che bastano solo a chi è già sazio.

Concordo, infine, sulla visione strategica del Presidente. Non so se pochi la sanno leggere. Io la interpreto così: eravamo in quella parte della curva della crescita in cui gli investimenti necessari ad un miglioramento, seppur residuale, erano ingenti. Dopo dieci anni e più di lotte, dinanzi a un legittimo sconforto e forse iniziando a percepire una certa paura del fallimento, non potendo usare la macchina del tempo, ha pensato di riportare indietro le lancette a qualche anno fa. Oggi salutiamo, in pompa magna, la vittoria più ininfluente dell’ultimo quinquennio contro l’eterna Juventus, abbiamo portato a termine la lotta intestina contro gli allenatori col curriculum vitae e siamo tornati agli albori del mazzarrianesimo, in cui le vittorie si costruiscono solo col sangue agli occhi e il meglio deve ancora venire. Qui, gli investimenti sono tornati ad essere a nostra misura. Dove è necessario controllare con maestria i giochi di luce, così come nel cinema, il Presidente si è dimostrato imbattibile.

ilnapolista © riproduzione riservata