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Il Milan ha acquistato Freddie Mercury, non Ibrahimovic: il miglior antidepressivo

Il giorno di Ibra rossonero è una botta di vita che conferma il Raiola-pensiero: “Questi sei mesi saranno come l’ultima tournée dei Queen”

Il Milan ha acquistato Freddie Mercury, non Ibrahimovic: il miglior antidepressivo

Il Milan ha acquistato Freddie Mercury. Pensano che valga qualcosa il fatto che sappia giocare a pallone, che porti in dote ancora qualche gol, e si chiami Zlatan. Ma no, ha ragione Mino Raiola: “Non potevo permettere che il suo ultimo palcoscenico fosse Los Angeles: questi sei mesi saranno come l’ultima tournée dei Queen”.

L’atterraggio dell’aereo privato è stato ripreso e messo sui social. Poi le folle adoranti davanti alla clinica delle visite mediche, e tutto il copione già sviscerato mille volte. L’ennesimo ridondante “live” del pallone, l’ “Ibra day” che prima è stato il “Ronaldo day” e che sarà il day di mille altri fenomeni che caleranno come le stelle sulla terra. Un format anti-depressivo, l’ingaggio del Prozac umano che toglie il pallone dal campo con la mestizia degli ultimi mesi annessa.

L’operazione grande evento è perfettamente riuscita ancora prima della firma del contratto, o della presentazione che ci sarà domani. Non gliene frega niente se Ibrahimovic ha 39 anni e può ancora fare la differenza nel campionato italiano, avevano bisogno di una botta di vita purchessia e hanno preso il migliore.

“Tornerò a far saltare San Siro, ora sono felice, questa è casa mia”, ha detto a Linate. L’opening di un delirio da copione che lo seguirà passo passo prima a Casa Milan per la firma del contratto, e poi a Milanello dove incontrerà la band di supporto, sì, insomma: la squadra. Tutto in tempo reale, tutto anticipato da una sapiente costruzione dell’hype. Effetto immediato: folle rubizze, autostima a palla, e la nostalgia canaglia che male non fa, ricorda a tutti i bei tempi andati che tornano. Un illusione, magari, ma consumata subito, a soddisfazione.

Il solitario è stato preso per questo, per dare luce e prendersela alla faccia del gruppo. Per funzionare a più livelli, di cui solo uno è il calcio giocato. Per trasformare il Milan che chiude il 2019 perdendo 5-0 dall’Atalanta in dieci-Ibra-più-il-portiere. Per fare insomma il ri-animatore.

Poi, magari, qualcuno farà notare che in tutta questa convulsa operazione mediatica la Serie A ci fa un po’ la figura del posto dove vengono a svernare le star invecchiate del calcio americano, invertendo la rotta delle tradizionali carriere al tramonto in cerca della pensione dorata oltreoceano.

Questo è in effetti un altro giro, un’altra giostra. Basta accendere la tv, per farsene un’idea. Sono i Queen che vengono in Europa per l’ultimo tour, e figurarsi se alla fine non ha sempre ragione lui, Mino Raiola.

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