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Hanno vinto gli inglesi: il fuorigioco non può essere questione di capelli e o di nasi lunghi

Repubblica dedica una pagina alla svolta dell’Ifab: il Var interverrà in caso di errori chiari ed evidenti, non per i millimetri. La conclusione è che la verità non esiste

Hanno vinto gli inglesi: il fuorigioco non può essere questione di capelli e o di nasi lunghi

Il calcio imbocca una strada che ci piace definire della ragionevolezza. Il fronte inglese – che nell’Ifab (L’International Football Association Board) ha quattro giudici su otto – sembra aver vinto la propria battaglia. Il fuorigioco non può essere più questione di capelli o di nasi lunghi. Questo può e deve essere vero per quel che riguarda la linea di porta ma la vivisezione dell’azione per stabilire se sia fuorigioco per un centimetro, no.

Lo ha stabilito, appunto, l’Ifab. Ne ha scritto oggi Repubblica che ha ripreso un dibattito molto intenso all’estero soprattutto in Gran Bretagna.

Addio agli offside millimetrici, in cui basta la punta di uno scarpino oltre la linea dei difensori per annullare un gol. Questa “vivisezione” dell’azione non piace all’Ifab. L’ha spiegato il segretario generale Lukas Brud: «In teoria un fuorigioco di un millimetro è fuorigioco, ma se la prima decisione è di non fischiarlo e poi il Var deve usare 12 telecamere, vuol dire che errore chiaro ed evidente non era. Lo comunicheremo presto a tutte le competizioni».

Scrive il quotidiano:

La circolare punterà a disattivare la tv nei casi in cui la decisione non sia chiarissima: sarà dirimente quanto visto e deciso in campo dai guardalinee. (…) Per regolamento, la posizione dell’attaccante va analizzata nell’isante esatto in cui l’autore del passaggio entra in contatto con la palla (e non l’istante seguente in cui la palla si stacca dal piede). Ma da tempo ci si è accorti che la tv non permette di scegliere sempre il fotogramma esatto.

Il calcio e la tecnologia si sono arresi alla filosofia: la verità non solo non esiste ma non può esistere.

A volte nel frame selezionato nella sala Var (dove siedono due arbitri e due tecnici video) la sfera è ancora attaccata al piede, ma il passaggio è già iniziato. Tra un frame e l’altro, l’attaccante che corre per ricevere il pallone può spostarsi fino a 13 centimetri, ed essere punito dal Var per un fuorigioco che in realtà non c’è. Un margine d’errore insomma esiste anche nella più scientifica delle applicazioni della moviola.

Nei giorni scorsi anche Klopp se n’era lamentato: «A volte serve mezz’ora per capire se un alluce sia in fuorigioco. Abbiamo incontrato l’Uefa, è stato deciso di rendere più spessa la linea che segna l’offside».

Pe ora, comunque, si resta così. E il Var? Dovrà «risolvere solo gli errori “chiari ed evidenti”, non “arbitrare al video».

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