Vernazza: la moda dell’esonero, liberatorio e purificatore, che tanto piace ai tempi del populismo

Sulla Gazzetta dello Sport scrive che il cambio in panchina capovolge le impostazioni delle squadre e permette di immaginare un futuro migliore anche se non è garantito il lieto fine

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Sulla Gazzetta dello Sport, Sebastiano Vernazza scrive dei nove esoneri di allenatori registrati finora in Serie A. E siamo solo a dicembre.

“Unica scorciatoia praticabile in caso di crisi, l’esonero non passa mai di moda”.

Tra tutti, spicca quello di Ancelotti, scrive

“Nella lista nera spicca la testa coronata di Carlo Ancelotti: neppure tre Champions in bacheca garantiscono l’intoccabilità, anche se il riciclo è stato immediato e faraonico, con i 58 milioni garantiti dall’Everton. L’esonero è sempre piaciuto alle masse perché trasmette l’illusione della catarsi purificatrice e piace di più ai tempi del populismo, anni in cui la gente si nutre di idoli da abbattere e gode degli insuccessi altrui, forse per compensare i propri”.

Nessuno degli esoneri effettuati dai club finora ha prodotto risultati strabilianti, scrive

“chi più chi meno galleggiano tutti nel brodo di prima. Se una squadra è sbagliata di fondo, non c’è cambio di allenatore che possa elevarla, al massimo si raddrizzano le storture più evidenti e ci si trascina verso una nuova estate di sogni”.

Il caso più clamoroso è quello del Milan che prima ha puntato su Giampaolo e “su un’idea forte che tenesse insieme bel gioco e risultati”, poi è passato a Pioli, e adesso ingaggia Ibrahimovic.

“Da fuori si ha la percezione di un Ibra che rientra a Milanello con poteri superiori al suo status di calciatore. Neppure Stefano Pioli ha smosso il gruppo dal suo torpore, ragion per cui si confida nella scossa di Zlatan. Non un esonero per Pioli, ma qualcosa di simile a un affiancamento nelle funzioni di capo supremo dello spogliatoio. Il punto di partenza estivo, ricordiamolo una volta di più, stava agli antipodi: Giampaolo, il progetto, le buone intenzioni, un nuovo sacchismo con altri mezzi”.

Stesso discorso per la Fiorentina. Commisso ha dato fiducia a Montella, un giochista, che era già in carica, per poi sostituirlo con Iachini, che è all’opposto un risultatista.

“L’esonero ha questo di bello, capovolge la clessidra e l’alfabeto, si passa con disinvoltura dalla A alla Z o viceversa. Per certi versi è liberatorio, permette di destrutturare le convinzioni più radicate, ne introduce di nuove. Il lieto fine non è garantito, anzi, ma il punto e a capo permette di immaginare un futuro migliore”.

 

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