ilNapolista

Sliding doors, il Napoli come Gwineth Paltrow. Stavolta le porte del ritiro si aprono

I calciatori tornano a un mese fa e prendono l’altra strada. L’avessero fatto a novembre, ci saremmo risparmiati il terremoto. Nel 2006 il Milan in crisi andò a Malta, il Napoli va a Castel Volturno

Sliding doors, il Napoli come Gwineth Paltrow. Stavolta le porte del ritiro si aprono

Chissà che non sia un omaggio cinematografico ad Aurelio De Laurentiis. Fatto sta che il Napoli riesce a riportare in scena il film “Sliding Doors”. E torna indietro di un mese. Nel film, a fare la differenza sono le porte della metropolitana. In un caso, si aprono e lei torna a casa e trova il suo fidanzato a letto con la ex. Nell’altro caso, lei non arriva in tempo e prende il taxi. In entrambi i casi, il destino non è che sia benevolo. Però poi il finale…

Ecco chissà che anche per il Napoli il finale possa regalare qualche speranza. Fatto sta che in una modalità un po’ bizzarra il Napoli torna a un mese fa. Il 2 novembre il Napoli viene sconfitto a Roma 2-1, al termine di una prestazione sconfortante. In quel momento sembra essere la peggior prestazione della squadra in questa stagione. In realtà ne sarebbero arrivate di peggiori: Salisburgo, Genoa e Bologna, tutte in casa. Lunedì 4 novembre, a due giorni dalla gara di Champions contro il Salisburgo, gara che in caso di vittoria potrebbe dare la matematica qualificazione in Champions, De Laurentiis anticipa di trenta minuti la conferenza Uefa di Ancelotti e annuncia il «Non punitivo, costruttivo», dice il presidente. Ma ovviamente nessuno gli crede, a partire dai calciatori.

Il resto è storia nota, fin troppo. Ancelotti si dichiara in disaccordo con la decisione di mandare la squadra in ritiro ma dichiara di accettare la scelta della società. Comportamento che invece non tengono i calciatori. Il Napoli disputa una partita stralunata, sbaglia tre quatto facili occasioni da gol, sembra con la testa altrove (probabilmente lo è) e pareggia 1-1 dopo essere passato in svantaggio. La sera – il 6 novembre – succede quello che è finito sui giornali di tutto il mondo. Le liti. L’ammutinamento. Lo scontro con Edo De Laurentiis. Ancelotti che va in ritiro da solo, la squadra che torna a casa. I media ovviamente – e giustamente – si scatenano. La presunta e falsa fuga delle mogli. La camorra. La fantasia gomorroica si scatena, come da tradizione. E tutto il resto, la vertenza, le richieste di multe.

Nel frattempo il Napoli continua a non vincere. Pareggi contro Genoa, Milan. Pari anche a Liverpool, ma questa è un’impresa. Dopodiché si torna in campionato e arriva la sconfitta interna contro il Bologna. Ancelotti, per la prima volta nella sua carriera, accusa i calciatori. Convoca una riunione con loro e indice il ritiro. Si andrà in ritiro mercoledì 4 dicembre. Un mese dopo rispetto all’annuncio radiofonico di De Laurentiis. È naturale che si tratti di una decisione che strappa qualche sorriso. Il pensiero più elementare è: “se fossero andati in ritiro un mese fa, non sarebbe successo quello che è successo”.

Il Napoli e Ancelotti hanno quindi deciso di proseguire senza strappi. Probabilmente, a questo punto della stagione, è l’unica scelta possibile. Certamente è una scelta in continuità con quanto fatto finora. Non c’è alcuna cura shock. Come scritto qualche settimana fa, nel 2006 Ancelotti si ritrovò in una situazione simile al Milan. E decisivo per invertire la rotta fu il ritiro a Malta. Vediamo se il ritiro a Castel Volturno avrà gli stessi effetti su un gruppo che al momento, però, sembra meno compatto rispetto a quello rossonero e anche meno vicino all’allenatore. Detto questo, il Napoli ha in panchina un grande allenatore e un grandissimo gestore di risorse umane. Rinunciare ad Ancelotti in un periodo come questo, sarebbe una follia.

ilnapolista © riproduzione riservata