Paolo Rossi: “Ai Mondiali 1982 giocammo con orgoglio e cuore, superammo anche i nostri limiti”

Intervista a Il Giornale: "Mi arricchisce stare con i ragazzi della mia accademia di calcio. Voglio trasmettere loro qualcosa di importante non solo tecnicamente, mi interessa sopratutto il lato umano"

paolo rossi

Il Giornale intervista Paolo Rossi, uno dei protagonisti del Mondiale del 1982. Ricorda quell’esperienza straordinaria dicendo che è rimasta nella storia per il modo in cui gli azzurri andarono oltre i loro limiti.

«Quel mondiale è stato tramandato di generazione in generazione. Lì in Spagna ci davano tutti per spacciati, sembrava non avessimo possibilità contro Brasile e Argentina, ma giocammo con orgoglio e cuore, andando forse perfino oltre i nostri limiti. Per questo se ne parla ancora oggi».

Pablito racconta di amare le cose semplici, la famiglia, i figli, ai quali insegna che non bisogna arrendersi di fronte alle difficoltà che ci pone davanti la vita. Di emozionarsi ancora a guardare il calcio e soprattutto ad insegnare ai ragazzi della sua accademia di calcio.

«A volte mi sorprende perfino il trasporto con cui seguo le partite. Mi emoziono a vedere la nazionale. La passione che avevo da bambino per questo sport non mi ha mai abbandonato. Ho un’accademia di calcio, i ragazzi che hanno il sogno di diventare calciatori sono la mia vita. Stare in mezzo a loro e trasmettere loro i concetti principali di questo sport mi arricchisce. Vivo la passione attraverso di loro».

Il calcio però sta cambiando, spiega:

«Sono anni che ci sono sempre meno equilibrio e sorprese. Questo perché la differenza di fatturato fra le squadre delle stesse leghe rende anche il divario tecnico sempre più ampio. Per questo si parla tanto di un campionato internazionale fra le migliori d’Europa. La Juventus cresce ogni anno, tante altre squadre in Italia non possono tenere il passo. Il calcio prima era più poesia e meno business».

Rossi si sofferma anche sulla situazione di Milan e Atalanta. Il segreto sta tutto nella programmazione, spiega. Lo dimostra l’Atalanta

«Quella bergamasca è una realtà, lo è da anni. Fanno sempre la scelta giusta, dalle giovanili fino alla prima squadra. L’allenatore è bravo, tutto funziona al meglio. Con la programmazione si è stabilizzata, con merito, fra le prime in Italia. Ritengo sia perfino la squadra migliore del 2019».

Dell’Inter dice che Conte è “un signor allenatore” e che nonostante la Juve resti superiore dal punto di vista tecnico

«Conte, col tempo, può dar fastidio».

Del suo futuro guarda solo al suo impegno con i ragazzi dell’accademia.

«Continuo a investire sui ragazzi. Il mio futuro è con loro. Voglio stare a contatto con i giovani, voglio trasmettere loro qualcosa di importante. Non solo tecnicamente, mi interessa soprattutto il lato umano».

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