Il presidente non ha assecondato il fisiologico ricambio e la situazione è esplosa. Nel 1988, Ferlaino andò avanti con Bianchi e cambiò i giocatori. E adesso?
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C’è poco da stare ad analizzare, le dichiarazioni post-partita di Carlo Ancelotti hanno evidenziato una frattura tra lui e i calciatori. Soprattutto a Sky, l’allenatore ha inanellato una serie di affermazioni piuttosto esplicite. Ne sono state tante. Possiamo scegliere questa:
Sono i giocatori che si devono sentire responsabili, io me ne prendo gran parte, però poi in campo ci vanno i giocatoti. Dal mio punto di vista devono andare in campo con chiarezza e questa la gliela devo dare io e loro ci devono mettere del loro e secondo me non ce lo stanno mettendo o solo in parte.
Ma qui ne trovate molte altre, e anche in conferenza stampa. Per oggi, il tecnico ha convocato una riunione con i calciatori. Era previsto il giorno di riposo. Invece si vedranno giocatori e allenatore. Il confronto tra la prestazione di Liverpool e quella contro il Bologna, è imbarazzante. Così come è ormai imbarazzante la posizione del Napoli in classifica, ormai a meno otto dalla Roma che è quarta. Lo stesso Ancelotti è stato fin troppo esplicito.
Possiamo discutere ovviamente dei diversi scenari, dimissioni comprese. Ma sarebbe l’aspetto meno interessante. La verità è che il pallino è nelle mani di Aurelio De Laurentiis. Ancelotti ha esplicitato la frattura con la squadra, ovviamente senza addentrarsi nei particolari. Era più o meno tutto scritto, più o meno tutto prevedibile. Nel secondo anno il Napoli avrebbe dovuto proseguire e favorire il ricambio cominciato con l’avvento di Ancelotti. Tutto questo non è avvenuto. Un po’ perché non si è riusciti a vendere; un po’ per mancanza di coraggio e probabilmente anche perché De Laurentiis è più legato di quanto voglia far credere al progetto Sarri, agli interpreti di quel Napoli. Che però era arrivato alla fine di un ciclo.
De Laurentiis ha ripetuto l’errore commesso da Moratti dopo il triplete e l’Inter lo ha pagato per dieci anni. Non sappiamo se il Napoli potrà consentirsi dieci anni di purgatorio, crediamo di no. E nel Napoli non è certo mancata una voce autorevole che ha illustrato la situazione. Ma forse la presidenza non si è fidata fino in fondo dell’area tecnica. Si è deciso di continuare a puntare sul nucleo storico. Ad abbracciare la strada del compromesso. A dispetto del rumore di fondo che accompagna la presidenza de Laurentiis, il problema è stato proprio limitare la campagna cessioni.
Adesso la bomba è esplosa tra le mani del presidente. Non si guarisce per opera e virtù dello spirito santo. C’è da prendere la medicina, da cambiare abitudini. La malattia è seria. L’episodio del ritiro e dell’ammutinamento, con tutto quel che ne è conseguito, è stato uno sfogo rappresentativo della situazione. Più indietro nel tempo, ci sono i suoi strani tweet post Napoli-Liverpool.
La cura spetta a De Laurentiis. Solo e soltanto a lui. Ferlaino nel 1988 tagliò quattro calciatori. Va detto che si era a fine stagione, adesso è diverso. Ma deve ugualmente decidere cosa fare. Stabilire se il problema è l’allenatore. E in questo caso affidarsi alla squadra. Oppure il contrario e in questo caso, però, fare scelte dolorose e nette nel corso della stagione.
Lui e soltanto lui può indirizzare e decidere il futuro del Napoli. Che non vuol dire soltanto le prossime giornate. O si va avanti con Ancelotti – e noi siamo ovviamente per questa soluzione -, e a quel punto però non può essere tutto come prima, perché è umanamente impossibile una tale differenza di approccio in quattro giorni. Bisognerà prendere provvedimenti nei confronti di qualche calciatore. Oppure ci si affida alla squadra e si cambia guida tecnica. Ma bisogna imboccare una direzione. Continuare a indugiare, aggraverà ulteriormente la situazione.