Corbo: «Il 4-3-3 era un alibi per nascondere limiti personali, è finita l’ossessione del modulo»

Su Repubblica: «le scene più penose del primo tempo rivelano al Napoli l’inganno che lo tormenta da mesi. Quel passato è irripetibile»

Il 4-3-3 era un alibi per i giocatori del Napoli

Il 4-3-3 era un alibi per i giocatori del Napoli. Su Repubblica Napoli Antonio Corbo firma un’analisi interessante e in controtendenza rispetto allo starnazzare imperante che affligge l’ambiente Napoli. Ecco cosa scrive a proposito dei cosiddetti moduli di gioco e del tanto invocato 4-3-3.

Di nuovo c’è la migliore condizione espressa nella ripresa, forse anche la fine di una ossessione. Il modulo. Le scene più penose del primo tempo rivelano al Napoli l’inganno che lo tormenta da mesi. L’invocato 4-3-3 svanisce nel sofferto disordine della squadra, prima si intravede un 4-5-1 che tradisce la subalternità, si disperdono poi i tratti del modulo nel confronto che sembra troppo severo con il Sassuolo. Il 4-3-3 era un alibi, un falso pretesto per nascondere limiti personali ed il disastro collettivo di certi risultati negativi. Ci siamo cascati tutti, nessuno che abbia rilevato la tristissima illusione di un Napoli che rifiutando il 4-4-2 di Ancelotti inseguiva ingenuamente un irripetibile passato.

Corbo scrive che quel 4-3-3 aveva giocatori che non ci sono più: Jorginho, Hamsik, Ghoulam, Higuain, gli stessi Insigne e Callejon.

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