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Capello: «Il possesso palla è un’involuzione. L’Italia ha copiato l’ex Guardiola, non Guardiola»

Intervista al Corsport: «Nessuno dribbla più, è più semplice passare a 5 metri. Per me è più difficile segnare con 3 tocchi che con 24».

Capello: «Il possesso palla è un’involuzione. L’Italia ha copiato l’ex Guardiola, non Guardiola»

Lunga e interessante intervista di Fabio Capello al Corriere dello Sport, a cura di Angelo Carotenuto. L’ex allenatore di Milan, Real Madrid, Inghilterra, torna su concetti espressi da Massimiliano Allegri nell’intervista al Corriere della sera. Intervista che Capello afferma di condividere dalla prima all’ultima parola.

Il calcio non nasce per essere possesso palla nella propria metà del campo. A un certo punto abbiamo deciso che quella fosse la modernità. In realtà era un’involuzione. Chi si è evoluto, lancia la palla in avanti. Se invece la tiri dietro, la difesa avversaria si ricompatta.

Non si dribbla più

Non lo sa fare più nessuno. A forza di passarla indietro. Il passaggio corto di cinque metri, dieci metri, è molto più facile. Toglie responsabilità. Se la giochi di lato, sembri più bravo. Ci sono meno movimenti da fare. Quando leggo nei numeri delle partite che un difensore centrale ha toccato il pallone più di un attaccante, in certi casi anche cento volte, io penso che in quella squadra c’è qualcosa che non funziona.

Perché si è diffuso questo modello di gioco

Perché i miei colleghi non l’hanno capito. Lo hanno frainteso. Hanno pensato che fosse il calcio del futuro. Invece conteneva una debolezza. Il calcio che si imposta da dietro te lo puoi permettere se hai Bonucci. Ma quanti altri sanno farlo alla stessa maniera? Guardiola vive il peggior avvio in carriera, e sta subendo come mai prima, perché adesso chi gli ruba la palla riparte dritto verso la porta. Noi in Italia siamo arrivati in ritardo finanche nel copiare Guardiola. Ci siamo messi a scimmiottarlo quando lui era più avanti e stava cambiando. Abbiamo copiato non Guardiola ma l’ex Guardiola.

L’intervista di Allegri

Io condivido proprio tutto dell’intervista di Allegri. La forza del City attuale non è il possesso palla ma consiste nell’avere giocatori che dribblano e vanno in verticale. La palla, quando la tengono, sta nella metà campo avversaria. È vero che finché la palla ce l’ho io gli altri non possono farmi male, ma il calcio italiano ha dato una interpretazione conservativa di questa verità: giocare la palla per perdere tempo. Del possesso palla non va misurata la quantità ma la sua localizzazione. Cosa me ne frega se la palla se la passano i difensori sotto la loro area?

La sua definizione di bel gioco?

«Un quadro di Picasso è bello, giusto? È un’opera d’arte. Ma lo sono anche i quadri di Tiziano e di Van Gogh. Eppure non sono uguali. Esiste una differenza tra chi va in porta con tre passaggi e chi cerca di far gol con ventiquattro tocchi di prima consecutivi. Sono belli tutti e due, casomai hanno difficoltà diverse. Secondo me con tre tocchi è più difficile che con ventiquattro, ma comunque il bel gioco dipende dai giocatori».

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