Aspesi: “Checco Zalone mi ha regalato la stessa emozione di quando vidi Biancaneve da bambina”
Nella recensione di Tolo Tolo su Repubblica la giornalista elogia la disparità tra il trailer e il film: ha usato lui chi voleva fare un uso politico del suo talento

Checco Zalone l’ha fatta a tutti, un’altra volta. S’è preso l’attenzione da destra a sinistra, riuscendo a “farsi usare” a piacimento per lanciare il suo ultimo film, Tolo Tolo, con un’esca avvelenata: il video di Immigrato, la canzone da lui scritta e cantata cucita sulle debolezze degli italiani che nel film manco c’è. Esattamente come il film, appunto, da lui scritto, diretto e interpretato.
Questo one man show ha vinto già tutto ancora prima di finire nelle sale. Che è poi il merito che riconosce a Luca Medici, Natalia Aspesi nella sua recensione su Repubblica.
“Anche questa volta siamo caduti in tanti dalle nubi della nostra insipienza nella malefica trappola di un suo trailer, quello del suo quinto attesissimo film. E immagino che lei, mentre l’informazione che si definisce agguerrita è corsa ansiosa a vedere questo Tolo Tolo, lei se la stia ridendo a catinelle”.
Checco Zalone un attimo fa è il comico un po’ genio un po’ sregolatezza che la critica di sinistra snobba per principio, mentre a destra fanno a gara per appioppargli un’etichetta tutta loro (a lui, che ha votato Berlusconi prima e Renzi poi, facendoli perdere entrambi). Ma il punto è che Aspesi, ammettendo che Tolo Tolo è “il primo dei film di Zalone che osavo affrontare”, scrive testualmente:
“La stessa emozione che provai piccina quando mi portarono a vedere Biancaneve e i sette nani, l’ho riprovata ieri, canuta da decenni, per Tolo Tolo”.
Di per sé basterebbe per chiuderla qua, e dichiararne il trionfo. Invece Aspesi spiega benissimo quanto Zalone abbia fatto una specie di miracolo prendendo in giro tutti a suo uso e consumo.
“Lei ha messo in subbuglio un grande Paese che avrebbe altre grane cui dedicare l’eventuale ingegno, ma che poi sceglie di lasciar perdere l’irrisolvibile e di dedicarsi all’inutile”.
“Si sa noi pseudo elegantoni non si andava a vedere quel comico se non allo Zelig, anche perché i critici, che oggi definiscono il nuovo film chi un capolavoro, chi un grande film, chi mi ha fatto ridere e piangere (vedi Facebook), lo trattavano prima con distacco. Tanto più che la folla entusiasta traboccava dalle sale superando anche i filmoni americani, il che non è mai un buon segno per i cultori del grande cinema. Comunque Sole a catinelle, 2013, lo videro 8.005.352 spettatori, Quo vado?, 2016, 9.354.698. Cose mai viste”.
Aspesi si sofferma sulla disparità totale tra il trailer, quello appunto di Immigrato, e il messaggio del film, nel quale l’uomo bianco cattivo è un evasore totale in fuga in Africa, e gli africani che lo accolgono sono onesti, e la donna di colore è una femmina fortissima. E sulla percezione schizofrenica che ne trae questo Paese da commedia costante.
“Una nota giornalista femminista indignata ha spiegato per quanto non richiesta, non andrò a vedere il film di Z. perché insulta la donna, (bianca), la giornalista di antico linguaggio ha accusato i buonisti di aver messo alla ghigliottina Z.. L’amata Piccola Italiana di destrissima ha sgridato il furore ideologico della sinistra che vorrebbe censurare Z., la senatrice-editrice di destrissima ha fatto a Z. i complimenti per il coraggio, il segretario federale del partito più amato dagli italiani ha rimbombato che vuole (e quando lui vuole pare che si faccia) Z. senatore a vita e la cantante famosa e ricciolona ha replicato, non ha capito che Z. lo prende per i fondelli”.
Eccola la genialità, che Aspesi riconosce a Zalone. Aver concupito “quelli che volevano, come in tutte le circostanze, con sciatteria, senza informarsi, fare un uso politico del talento zalonico che ha il dono democratico di far sorridere e forse capire”.
D’altra parte il personaggio del disoccupato che fa carriera politica diventando ministro degli Esteri, premier, presidente della Commissione europea e che ai naufraghi sopravvissuti dice: “Non è colpa mia se siete nati in Africa”, è poi la perfetta rappresentazione del potere di Zalone, spiegato in prima persona: “È un personaggio del presente, ha fatto carriera come Di Maio, l’ho vestito come Conte, gli ho dato il linguaggio di Salvini, insomma un mostro dei nostri tempi”.
Un mostro che Zalone cavalca ridendo, facendo ridere, ma soprattutto deridendo chi pensava di deriderlo. Gli italiani.