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Le 10 cose di Napoli-Genoa che (pur volendo) non dimenticheremo

Il salvataggio di Koulibaly sulla linea. La mano di Radu a pochi centimetri dalla linea sul colpo di testa di Elmas. Un gomito in una barriera non punito. Gli applausi a Pandev e i fischi finali alla squadra a testa bassa a metà campo

Le 10 cose di Napoli-Genoa che (pur volendo) non dimenticheremo

L’incubo della pagina bianca. Il blocco del match analyst. La piattezza in cui scavare per cercare 10 cose da ricordare quando le vorresti dimenticare tutte. Proviamo.

Uno. L’interpretazione di Calvarese. Nei primi 4 minuti per due volte ferma il gioco e non concede la norma del vantaggio. Una volta al Genoa e una volta al Napoli. Spezzetta la partita fino alla fine.

Due. Il gol annullato a Insigne. Il fuorigioco di Lozano ci permette di non parlare di un gol clamorosamente mangiato dal messicano, che davanti alla porta non tira. È una fiammata che lascia ben sperare ma che inganna. Una serata senza  nemmeno un tiro a giro e nemmeno un palo.

Tre. Il colpo alle spalle di Callejon al 37’. Lo spagnolo ha spazio davanti per prendere la mira, caricare il destro e calciare. Non si accorge che da dietro gli sta arrivando addosso un fulmine pronto a portargli via il pallone. Un Callejon lucido lì mette il corpo e si prende il calcio di rigore. Guadagna comunque 5 falli e manda 4 volte un compagno al tiro. Forse poteva restare in campo.

Quattro. La mano aperta con cui Radu in avvio di secondo tempo devia un tiro di Mertens da sinistra. Bravo ad andare giù in controtempo. Sei tiri in porta e due nello specchio per Dries alla fine. Quattro dribbling.

Cinque. Dalla barriera genoana su calcio di punizione di Mertens si alza un braccio. Il gomito colpisce il pallone ma Calvarese lascia che sia battuto un calcio d’angolo. Qui si riapre il gran caos delle interpretazioni, con il si poteva dare, ma si può anche non dare. La sensazione è che strada facendo gli arbitri stiano cambiando il metro di giudizio rispetto all’inflessibilità applicata a Firenze contro Zielinski.

Sei. Il salvataggio di Koulibaly sulla linea. È il gesto della partita che vale un punto in classifica. Un gambone che arriva provvidenziale su un tiro a botta sicura verso la porta e con Ospina in ritardo.

Sette. L’auto sgambetto di Lozano. Nel tentativo di ripartire verso la porta avversaria, il messicano inciampa e si lascia il pallone alle spalle. Continua la memorabile avventura di Speedy Hirving, così speedy da non riuscire a sincronizzare i piedi con la palla. Aspettiamolo. Altro non possiamo fare.

Otto. Gli applausi all’uscita dal campo di Pandev. Nei primi minuti del secondo tempo aveva messo paura con un gran sinistro di poco fuori. È più vivo oggi che ai tempi di Mazzarri.

Nove. La parata di Radu a pochi centimetri dalla linea di porta. Per centimetri non entra in gol il colpo di testa di Elmas. Il turco aveva portato ritmo, sostanza (91% passaggi riusciti), interdizione (2 tackle). Un buon impatto sulla partita in mezzo a una squadra senza troppa personalità. I terzini coinvolti meno del solito (60 palloni toccati da Di Lorenzo e solo 48 da Hysaj), Fabián fulcro con 76 palloni ma più concreto in copertura (4 tackle, 2 intercetti) che in costruzione. Tre tiri in porta anche.

Dieci. I fischi finali a una squadra che a centrocampo si offre alla disapprovazione del pubblico. Con la testa bassa, piegata sulle gambe, senza scappare. I giocatori salutano applaudendo. Non so se la sosta farà bene o no. Non so se veder partire tanti nazionali adesso può essere un vantaggio o no. Lo scopriremo.

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