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Il Napoli non è una squadra in crisi, ma un virus c’è e va individuato

È tornato a subire troppi gol, continua a sbagliarne troppi, ha troppe pause mentali. È come se non credesse nelle proprie capacità, è una grande squadra però deve convincersene

Il Napoli non è una squadra in crisi, ma un virus c’è e va individuato

Rivedere le partite, aiuta. Ieri, a caldo, quella del Napoli sembrava una pessima partita. Non è diventata ottima, ovviamente. È stata una partita in cui il Napoli ha pagato tutti i suoi errori. Ma non è stata disastrosa. Forse sarebbe potuta diventarla se Kolarov avesse realizzato il rigore. Invece proprio quella strepitosa parata di Meret (lui merita un discorso a parte) ha dato la scossa a venti minuti di ottimo Napoli che però ancora una volta sprecato troppo. Poi, nella ripresa, ha provocato il rigore alla prima azione della Roma, peraltro con uno sciagurato fallo di mano.

Resta il dato statistico negativo: dopo undici giornate di campionato, il Napoli ha 18 punti in classifica, è a 11 punti dalla Juventus e a 10 dall’Inter. È settimo in classifica ed è a tre punti dal quarto posto. Un bilancio insufficiente, c’è poco da dire. In campionato. Perché in Champions è tutta un’altra musica.

Nonostante il rumore di fondo che in città accompagna il Napoli, un rumore di fondo negativo, è difficile giudicare la squadra. Le critiche feroci ad Ancelotti non sono legate ai risultati. Viene criticato anche dopo le vittorie. C’è il fenomeno dei neo-juventini (i nostalgici di Sarri) di cui vi abbiamo scritto. C’è l’ostilità nei confronti di De Laurentiis. Questo è l’ambiente. Non sempre possiamo preoccuparci del contorno. È deprimente, lo sappiamo. Ma non possiamo nemmeno farcene una malattia. Bisogna prenderne atto e andare avanti.

Serve una diagnosi

Serve una diagnosi per questo Napoli, almeno in campionato, perché la malattia c’è, deve esserci. Altrimenti, pensando sempre che domani ci si sveglierà meglio, il Napoli rischia di non riprendersi più (parliamo sempre del campionato).

Oggi abbiamo elogiato Lorenzo Insigne, però non ci è piaciuta la sua frase sul condizionamento di mercoledì. Abbiamo scritto che è sacrosanta la battaglia sugli errori arbitrali, ma bisogna avere la solidità psicologica per affrontarla. Altrimenti torniamo a Ottavio Bianchi: «Se dai un alibi a Napoli, è finita».

Nello sport, e non solo, esiste il killer instinct e il Napoli non lo ha. Eppure aveva cominciato bene a Firenze. Dove ha vinto una partita poggiando sulla solidità mentale. A Torino, contro la Juventus, il primo segnale negativo con quell’autorete all’ultimo minuto di Koulibaly. Il primo passo falso c’è stato contro il Cagliari in casa. Sembrava che l’abbraccio di Salisburgo potesse essere la svolta. E risuonano le parole di Ancelotti: «Vedremo contro la Spal se è stata una svolta». E i fatti hanno detto che la risposta è stata no. Da allora, pari contro la Spal, pari contro l’Atalanta (anche se maturato in quel modo, sempre pari è) e poi la sconfitta di Roma.

I gol subiti

L’aspetto più preoccupante riguarda i gol subiti. Sembrava che la squadra di Ancelotti avesse curato le amnesie  difensive. E invece Spal Atalanta e Roma hanno dimostrato che non è così. Il Napoli ha incassato tre gol simili. Simili in maniera inquietante. È questo, a nostro avviso l’aspetto su cui bisogna lavorare di più. Lo ha confermato anche Davide Ancelotti nel post-partita.

Contro la Spal, abbiamo preso gol su azione nata sulla destra (nostra sinistra) e proseguita con passaggio all’indietro. Lì si è addossata la responsabilità a Elmas che non ha chiuso al centro. Anche il primo gol dell’Atalanta è nato su quella fascia. Meret ha sì commesso un errore ma Freuler è andato via con una facilità disarmante, liberato da un elementare fraseggio Toloi-Ilicic con Koulibaly che ha sbagliato l’uscita. Ieri, a Roma, la difesa si è lasciata superare dal lancio di oltre quaranta metri di Pellegrini che ha scavalcato Mario Rui e lanciato Zappacosta. Ancora una volta un passaggio all’indietro, questa volta per Zaniolo su cui Manolas è andato con sufficienza e lentezza. Non gli è andato sotto, gli ha consentito di prendere la mira.

A questi va aggiunto il secondo gol di Salisburgo: decisamente evitabile. Anche in quel caso, una buona fetta di responsabilità è stata di Koulibaly.

È innegabile che il Napoli sta pagando oltre modo la precaria condizione del senegalese che tante volte è stato l’uomo in più ma che quest’anno ha invece inanellato una lunga serie di prestazioni negative. Forse gli manca Albiol – ma non può essere una giustificazione – certamente l’affiatamento con Manolas lascia ancora a desiderare. Il Napoli deve rapidamente tornare a subire meno gol, altrimenti ogni discorso diventa inutile.

L’atteggiamento in campo 

Quel che non si può vedere è l’approccio alla partita avuto ieri. Non è la prima volta. Anche se a nostro avviso sbaglia chi considera il Napoli una squadra poco reattiva e poco grintosa. Ha dimostrato di sapere resistere, come contro il Liverpool, e di saper reagire, come a Salisburgo. Ieri, però una differenza è balzata all’occhio.

Fonseca ha ordinato alla Roma di fare il fallo sistematico sulle ripartenze del Napoli. Alla fine i falli giallorossi sono stati 23. Molti commessi  nella metà campo del Napoli. A inizio ripresa, Pastore ne ha commessi quattro di fila, Rocchi non lo ha mai ammonito. Nemmeno dopo un fallo duro su Mario Rui. L’arbitro ha cominciato a estrarre i cartellini gialli negli ultimi cinque minuti. Un’ammonizione a inizio secondo tempo avrebbe cambiato il quadro tattico della Roma.

I giallorossi hanno ostacolato il Napoli. Lo ha fatto fino alla fine. Erano con la testa nel match. Non possiamo dire altrettanto del Napoli che anche nel momento migliore – i venti minuti del primo tempo –  ha sprecato troppo, è arrivato al momento del tiro senza la sufficiente determinazione. E questo è un problema. Non piccolo. Al Napoli manca la ferocia di chi è consapevole dei propri mezzi. E nemmeno le vittorie importanti – come quelle in Champions – riescono a modificare questa condizione.

I venti minuti

In quei venti minuti di ieri all’Olimpico, il Napoli ha prodotto quattro nitide palle gol. Di Lorenzo, di testa, ha praticamente segnato ma sulla linea è stato bravo Smalling a salvare. Poi la traversa colpita di testa da Milik. E qui dobbiamo dire che è un gol sbagliato. I fatti dicono che Milik ha un problema con i colpi di testa nell’area piccola. Si è divorato almeno tre gol clamorosi in questo modo: a Genk, in casa con l’Atalanta e ieri a Roma. Siamo certi che li risolverà. Così come siamo convinti che sia un grane centravanti. Milik sta segnando, è già arrivato a quota cinque in campionato. Ma i gol si pesano anche, non si contano soltanto. Deve segnare più gol pesanti. Quelli che in determinati momenti valgono doppio, perché sono decisivi. Di aspetti positivi ce ne sono tanti altri. Zielinski in posizione centrale ci piace, comincia a sentirsi a proprio agio. Anche a lui manca ancora quel qualcosa. Ottimo il campionato di Di Lorenzo.

Lozano

Lozano resta il Godot del Napoli. Ancelotti fa bene a insistere e a farlo sentire un elemento fondamentale. Secondo noi lo è. Ieri il suo ingresso si è fatto sentire. Ha servito a Milik l’assist per 2-1, si è reso protagonista di un paio di accelerazioni. Ma gli manca ancora qualcosa. Forse la fiducia o forse si sta abituando ai ritmi di un altro campionato. Probabilmente tutt’e due.

Non vediamo il Napoli in crisi. Non può essere in crisi una squadra prima nel girone di Champions. Non bisogna prestare ascolto alla negatività dell’ambiente. Il Napoli, come ha scritto il professor Trombetti, ha regalato partite eccezionali. In cui ha mostrato un gioco scintillante. Che è il gioco voluto da Ancelotti. A coloro i quali non piace, se ne facciano una ragione. Il Napoli sembra un’orchestra che da un momento all’altro può diventare perfetta. Ma bisogna comprendere perché finora lo è stata solo a sprazzi. Bisogna capire perché. Bisogna individuare il problema e affrontarlo. Che sia tattico o mentale, oppure sia tattico sia mentale. Il Napoli deve concentrarsi  solo su di sé, senza prestare ascolto a quel che arriva dall’esterno. Questo Napoli è una grande squadra. E ha un grandissimo allenatore. Però va individuato il virus e va fatto al più presto. C’è tutto il tempo per raddrizzare la stagione anche in campionato e togliersi grandi soddisfazioni.

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