Intervista a Il Giornale: «Lo so che incuto soggezione. È così fin da piccola. Grazie a quanto guadagnato in questi anni potrei decidere di fare solo la mamma»
Bellissima intervista a Federico Pellegrini su Il Giornale, a firma Benny Casadei Lucchi, Il Giornale
«Lo so che incuto soggezione. È così fin da piccola».
Forse perché sono stata sempre una bambina molto diversa. Non mi piaceva uniformarmi agli altri, alle amiche e compagne tutte prese a seguire le regole e gli stili del momento. Loro mettevano
i pantaloni a zampa e io quelli
da uomo larghi.
«Basta non aver paura di essere visti come si è veramente. E io non ho mai avuto questo timore. Sono sempre stata una persona che divide molto. Crescendo, ho cercato però di smussare gli angoli, anche se il carattere è rimasto quello.
Il futuro. «Come farete senza il gossip su di me, eh…? Non è detto che farò tanta tv. A parte l’impegno per la candidatura al Cio, che sarà una battaglia e nulla di certo, non ho in calendario altro. Francamente, ho anche una sicurezza economica che mi permette di non dover trovare subito qualcosa da fare. Anzi, grazie a quanto guadagnato in questi anni potrei decidere di fare solo la mamma. Non credo sia nella mia indole chiudermi in casa e pensare unicamente ai figli, ma siccome è qualcosa che non ho mai provato, chissà, magari finirà proprio così…».
Il rosario del fratello. «Mio fratello è un romantico. Ricordo dopo i Giochi di Rio, eravamo in vacanza tutti insieme e come sempre noi dormivamo in cameretta; all’improvviso mi sveglio spaventata, non ricordo l’incubo, ma ero scossa, terrorizzata. E lui, dall’altro letto, si tira su e calmo mi dice: “Ecco, prendi questo…”. Poi si alza e mi porta il rosario che teneva sotto il cuscino. “E ora dormi bene Fede”. Adesso quel rosario ce l’ho tatuato. È sempre con me».
La bulimia e gli attacchi di panico. «Non eravate voi il problema. Quel che scrivevate passava in secondo piano. Ero io. Non stavo bene con me stessa. Il mio corpo stava cambiando radicalmente, da longilinea avevo preso ad ingrassare, mi si gonfiava la faccia, avevo l’acne, non mi riconoscevo più in quel che vedevo allo specchio ma essendo molto osservatrice notavo lo sguardo della gente che si accorgeva di quanto fossi cambiata. In più avevo questa fame che mi portava via. Subito dopo averla soddisfatta mi sentivo in colpa. Per cui mi ero detta “io mangio, poi vomito e non assimilo”. Nella follia di tutto ciò, a me pareva estremamente razionale e logico agire così. Però mi stavo facendo del male».