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Garanzini fa a pezzi Rizzoli: “Cacciano un signore come Ancelotti e decidono aumma aumma”

Strepitosa analisi su La Stampa: «Perché gli arbitri fanno filtrare le notizie invece di comunicarle? Nemmeno Sarri ha capito la regola sul fallo di mano»

Garanzini fa a pezzi Rizzoli: “Cacciano un signore come Ancelotti e decidono aumma aumma”

Definitivo Gigi Garanzini su La Stampa di oggi, fa giustamente a pezzi i vertici arbitrali italiani incapaci di comunicare. Sui falli di mano hanno creato un sistema che definisce a targhe alterne: “una volta sì e una no”.

Il caso di scuola è con tutta evidenza quello di De Ligt, perdonato nel finale di partita con il Bologna, castigato a Lecce con il rigore del pareggio, ri-perdonato in avvio di derby per un colpo identico a quello leccese, anzi così a occhio un tantino meno casuale. E non nel giro di anni: di due settimane, dal 19 ottobre al 2 di novembre. Alla faccia della certezza del diritto, non ci si capisce più nulla.

Sottolinea la schiettezza di Sarri che dopo il derby ha detto che l’olandese aveva la mano al posto sbagliato nel momento sbagliato.

Sottinteso, l’arbitro Doveri e/o il Var Maresca avrebbero potuto o dovuto decidere per il rigore.

Sarri venerdì aveva detto che non ci ha capito granché della nuova regola sui falli di mano. Garanzini scrive che “dalle stanze arbitrali filtra che l’errore è stato commesso a Lecce punendo De Ligt, non a Torino assolvendolo”.

E si chiede:

Perché queste notizie filtrano, e non vengono invece comunicate ufficialmente? Perché il signor Ancelotti, signore per davvero com’è noto nel mondo, deve essere cacciato dal campo per aver cercato di calmare i suoi giocatori dopo un rigore ignorato, e il signor Valeri squalificato per uno o più turni con modalità aumma aumma?

Perché il bollettino dei provvedimenti arbitrali non è pubblico come le decisioni del giudice sportivo?

perché non fa altrettanto il designatore arbitrale, l’architetto Rizzoli, che nelle notti domenicali di Sky viene disinvoltamente chiamato in causa come Nicola quasi fosse un famiglio anziché un’autorità? Si sa che gli arbitri non amano parlare. Scrivessero almeno, in nome di quella trasparenza da cui era nata l’idea di Var.

Garanzini oggi va incorniciato. La conclusione è da mazzo di fiori da recapitargli a casa, con una robusta bottiglia di vino.

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