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Capalbo, mister Maratona, va controcorrente: «Napoli è un’occasione di business»

L’organizzatore della Napoli City Half Marathon: “Perdiamo il 50% di investitori che si fermano all’immagine superficiale di Napoli data dai media. Ma la città deve smettere di dare la colpa alla Juve di turno…”

Capalbo, mister Maratona, va controcorrente: «Napoli è un’occasione di business»

Prendi i titoli dei giornali, anche quelli fuorvianti. La presunta – e poi smentita – fuga delle mogli dei calciatori, ma non solo. E la traduci in un’occasione di business. «Perdiamo il 50% di investitori che si fermano all’immagine superficiale che ne danno i media». Carlo Capalbo è un ottimista innamorato di Napoli, ma è anche e soprattutto un uomo d’affari e uno dei più importanti organizzatori di eventi running a livello internazionale. È per giunta il responsabile della Iaaf Road Racing Commission (la sezione corse su strada dell’organismo internazionale che governa l’atletica), e il presidente di Asd Napoli Running, cioè l’uomo che farà correre 8.500 atleti a Napoli per la Napoli City Half Marathon e altri 2.000 per la gara panoramica Sorrento-Positano. Ma ancora meglio: Carlo Capalbo è uno che di tutte queste etichette alla fine non sa che farsene. È uno sportivo, ecco. E sta correndo una gara in fuga quasi solitaria per la promozione di Napoli nel mondo.

“Napoli è una città con molte statistiche a suo sfavore, ma è anche la città più giovane d’Italia, con il costo medio degli stipendi che è quasi il 50% di quello di Milano. Ci sono oggettivamente le condizioni per venire a investire: manodopera giovane, ed assenza o quasi di competitor. Certo il rischio d’impresa è più alto rispetto a investire in un’economia consolidata, ma si scommette su un ritorno più alto”.

E poi, c’è un poi…

“La gioia indescrivibile di fare grande Napoli. L’ho sempre sognato, fin da piccolo quando andavo allo stadio a tifare il Napoli. E non posso sognare ora? Bisogna crederci. Anche se è difficilissimo”.

Per molti è una questione di immagine. E di media che raccontano la città per stereotipi. Per altri la cartolina non esiste, va strappata e bruciata.

“Dobbiamo smetterla di dare la colpa alla Juve, per usare una metafora calcistica. Per Juve intendo “gli altri”, che ce l’hanno sempre con noi. È un atteggiamento vigliacco, perché trovare un colpevole ci permette poi di lavarcene le mani. E invece le cose vanno affrontate coi fatti. Si fanno le analisi dei problemi, e si cerca di trovare le soluzioni. Napoli ha bisogno di una scossa per liberarsi. Deve cambiare atteggiamento”.

Leggendo i giornali l’investitore scopre che in questa città le mogli dei calciatori sono costrette a scappare via, anche se poi non è vero.

“Al di là dei singoli episodi o degli episodi ingigantiti, Napoli è un’emergenza nazionale e il governo dovrebbe investire davvero su questa città. Se si risolve Napoli, sta meglio anche Milano. Ma è a livello ‘micro’ che dobbiamo capire come fare per raggiungere determinati obiettivi. È anche una questione di attitudine dal basso, che non colgo. Napoli è una città con un tasso di cultura elevato, ci sono anche molte iniziative interessanti. Ma sappiamo che le aziende mature se ne vanno. E qui nasce un’opportunità per le aziende smart e innovative. Perdiamo il 50% di investitori che si fermano all’immagine superficiale che ne danno i media. Ma il resto, quelli che hanno l’intuito di capire dove può esserci un’occasione di business, sono loro che bisogna attrarre. La verità è che qualsiasi investimento, se riesce ad accendere la passione, poi ne otterrà un ritorno dieci volte maggiore”.

L’anno scorso la mezza maratona finì in diretta tv, parliamo ancora di immagine…

“Abbiamo educato molta gente, la nostra non è solo una gara. Attorno ad aventi del genere ci deve essere un processo culturale. Il nostro impatto economico sulla città lo scorso anno è stato misurato in 2 milioni 650mila euro. Nel weekend della gara, gli alberghi erano pieni. Molti sono finiti a dormire a San Giuseppe Vesuviano”.

Come per le Universiadi, un mezzo miracolo carpiato.

“Napoli ce l’ha fatta per il rotto della cuffia, e avrebbe potuto farcela meglio. Su questo bisogna migliorare. È un lavoro che si fa insieme. Quando organizziamo la mezza maratona abbiamo a che fare con svariati interlocutori. Quando facciamo le riunioni operative ci sono una ventina di persone al tavolo. E per la Sorrento-Positano entrano in gioco 5 comuni: una moltiplicazione di burocrazia. Con il passare degli anni il motore è migliorato un po’, e anche noi abbiamo imparato meglio su cosa fare attenzione. Ma le istituzioni cominciano a crederci. Si abituano. Si sono accorti che questo è il secondo evento dopo il Napoli come portata per la città. Non è solo una gara, è una piattaforma da sfruttare. Lo stanno capendo piano piano”.

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