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Capalbo: «Basta con la cartolina e la cazzimma, a Napoli servono competenze e management»

Intervista al patron della Napoli City Half Marathon che si svolge domenica. È cresciuto qui, vive a Praga. «La città andrà in diretta in Cina e negli Stati Uniti, non è ancora pronta per la maratona»

Capalbo: «Basta con la cartolina e la cazzimma, a Napoli servono competenze e management»

Il patron della Napoli City Half Marathon

«La cartolina non mi interessa». «La cazzimma ci ha rovinati, cazzimma è una brutta parola». «Il problema nella vita è avere poco da fare, l’ozio fa male». La prima faccia di Carlo Capalbo viene fuori da questi tre concetti messi in fila, è il “cittadino d’Europa” che cala a Napoli per farla correre davanti al mondo, demolendone i luoghi comuni. Ma la seconda faccia è quella del “cittadino di Napoli a Praga”, che quando torna a casa lo fa di lunedì, perché «il lunedì sera da 40 anni c’è la partita a tressette con gli ex compagni del liceo». In questa contrapposizione umana di cuore e cervello c’è in realtà la vera essenza del napoletano immarcabile, quello che di marce in più ne ha almeno un paio, e che corre, corre sempre.

Far correre gli altri per mestiere, poi, ne è la diretta conseguenza. Capalbo è il responsabile della Iaaf Road Racing Commission (la sezione corse su strada dell’organismo internazionale che governa l’atletica), è l’organizzatore, con la sua Runczech, della Maratona di Praga, una delle più importanti e seguite del mondo, ed è l’animatore di una serie di progetti che vanno dallo sport al sociale. Ma soprattutto Capalbo, presidente di Asd Napoli Running, è l’uomo che porterà 6200 atleti sulle strade di Napoli, domenica prossima, per la Napoli City Half Marathon.

«La città non è ancora pronta per la maratona»

Corsa su strada in una città che in strada letteralmente ci vive… se ci pensate, è un matrimonio fatale. Tanto più che qui, per carenze strutturali, o si corre per strada o non si corre affatto. Eppure in Campania resistono 7mila atleti tesserati per 130 società sportive, che quasi ogni weekend girano la regione sparpagliati in 145 gare, alcune bellissime e spesso poverissime.

Per tutti loro, questa mezza maratona è da intendersi solo in acconto. Il resto, se tutto va come dice Capalbo, arriverà magari già nella primavera del 2019: la Napoli Seaside Marathon. «Ma la città non è ancora pronta», premette lui. Il fatto è che il “come dice Capalbo” è un disciplinare che non ammette deroghe: pragmatismo, organizzazione maniacale e professionismo accelerato, cose che ad un certo punto – si spera – la smetteranno di dover competere con la pizza e il mandolino nella rappresentazione della città.

Capalbo ci parla di una vera e propria rivoluzione culturale, di un import-export del metodo e della sostanza. Tanto la forma c’è già, ed è persino ridondante.

«La bellezza impigrisce»

«A me non interessa la cartolina, a me interessa la competenza. Abbiamo degli asset incredibili, lo so: il sole, il mare…  ma tutta questa bellezza inconsciamente tende a impigrirci. Nel mondo, nell’immaginario collettivo, esportiamo la pizza, la mozzarella e Pulcinella, che sono cose bellissime. Ma io voglio invece creare un polo che produca competenze indigene, voglio esportare la competenza napoletana. Non voglio comprarla da fuori. Voglio che anche a Napoli si parli di ricerca, di innovazione, di sviluppo digitale… anche nello sport.

Questa città ha molti problemi e soffre soprattutto per la mancanza di capitale sociale allargato. Le difficoltà sono comportamentali, non strutturali. Il mio sogno è organizzare a Napoli cose che possano rappresentare l’altra faccia della città, che siano l’inizio per un’inversione di tendenza. Napoli purtroppo non è ancora capace di prendere decisioni collettive, i rapporti sono sempre particolari, individuali. E questo genera differenza e diffidenza sociale, il sospetto costante. Questa è la nostra rovina. La “cazzima” è la nostra iattura. “Cazzimma” è una brutta parola: ci fa guadagnare 10 euro oggi e ce ne fa perdere 100 domani».

Non c’entra il cervello in fuga

La biografia da manuale del successo – studi all’estero, carriera d’alto profilo in Europa – non disinnesca il sogno del ritorno a casa. Ma la banale storia del cervello in fuga qua c’entra poco: non c’è fuga, perché non c’è mai stata una gabbia. «Nella mia vita sono stato fortunato, ho un’azienda con 52 dipendenti, e due anni fa ho deciso che era il momento di fare qualcosa per Napoli. Ho messo da parte i miei risparmi, e ho acquisito le tre gare di corsa su strada di Napoli (la Sorrento-Positano Ultramarathon da 54km, la Panoramica di 27km e la Mezza Maratona, ndr).

È un sogno che arriva da lontano: a 16 anni giocavo a pallavolo in serie B e avevo una passione per il motocross, che mi era vietato dall’allenatore. Lo facevo di nascosto. Ricordo che avevo una gara interregionale a Pianura, avevo la possibilità di vincere il campionato, ma la Ktm preparata da Farioli che doveva arrivarmi da Bergamo non arrivò. Corsi con la moto vecchia e persi. Piansi per la rabbia, e giurai a me stesso che non avrei mai più aspettato che i sogni arrivassero loro da me, ma sarei io andato a cercarli. E che se avessi avuto fortuna nella vita, avrei fatto di tutto per portarla a Napoli».

«Lavoro per creare un management»

Da Napoli, per arrivare a Praga, Capalbo ha fatto tappa in California per il post-laurea, poi da manager in Olivetti e alla Wordperfect. «Nel 1992, dopo aver lavorato in giro per l’Europa, mi sono stabilito a Praga, una città bella, in continua ascesa, con un’ottima qualità della vita e geograficamente al centro di tutto. Con Runcezch abbiamo creato la Maratona di Praga e abbiamo allargato il nostro carnet di eventi di running in giro per il mondo. Ora a Napoli stiamo cercando di creare un management capace di gestire un evento internazionale in crescita esponenziale. Abbiamo incontrato molti problemi perché qui non erano abituati a lavorare su un evento running di questo livello».

La 21 km che partirà domenica alle 8:30 da Viale Kennedy, infatti, grazie al percorso veloce e spettacolare adatto ai record, ha calamitato a Napoli il norvegese Sondre Nordstad Moen, neo primatista europeo di maratona col 2h05’47” registrato a dicembre a Fukuoka, e i keniani Norbert Kipkoech Kigen, e Felix Kipchirchir Kandie, entrambi capaci di correre la mezza sotto l’ora. E poi c’è l’azzurro Stefano La Rosa, che ha un primato personale di 1h02’39”. Tra le donne la keniana Antonina Kwambai e l’atleta del Barhein Shitaye Eshete. Ma soprattutto dei 6.200 iscritti 700 arrivano dall’estero e 2200 da fuori Regione. Numeri che da soli suggeriscono un weekend di festa per l’indotto turistico.

«Napoli andrà in diretta in Cina e negli Stati Uniti»

Il punto d’onore per Capalbo è riuscire a costruire una continuità di eventi con questi standard organizzativi, abbattendo il muro di freni sistemici della città: «La difficoltà è far capire ciò che facciamo, perché c’è poca educazione all’immaginazione. La difficoltà sta nel far comprendere che ciò che facciamo è molto complesso. Napoli andrà in diretta su Sky per un’ora e mezza, e una volta tanto non dallo stadio San Paolo. Andrà in diretta in Cina e negli Stati Uniti. È una cosa che mi riempie il cuore di gioia. Ma è una promozione che deve responsabilizzare le istituzioni, e tutti gli attori che sono coinvolti in eventi di questa portata. Devo dire che ho trovato una grande disponibilità da parte dell’amministrazione comunale. Lo stesso de Magistris si è impegnato in prima persona, si può dire che il percorso lo abbiamo disegnato assieme, con la mappa in mano. Non faccio considerazioni di tipo politico, ma mi è sembrata una persona che ci tiene molto a quello che fa».

E che, aggiungiamo noi, ha perfettamente compreso le ricadute della visione di Capalbo per Napoli. Lì, inquadrata nell’obiettivo, c’è la regina: la Maratona. «La maratona di Napoli la faremo quando la città sarà pronta, spero già nel 2019. Una maratona di livello internazionale è una mini-olimpiade dal punto di vista organizzativo. Sono coinvolte le ferrovie, i trasporti, le forze dell’Ordine, gli ospedali, l’amministrazione in tutto il suo complesso e anche la popolazione, che non deve “sopportare” l’evento ma deve essere parte della festa. E certo non può ripetersi quello che sta accadendo con l’organizzazione delle Universiadi. Io non cerco titoli, non mi interessa e non ne ho bisogno. Ma sono troppo vecchio per fare cose piccole, e la mia posizione mi permette di avere una certa influenza. Se facciamo la Maratona qui, Napoli diventa un palcoscenico mondiale dello sport, non solo dell’atletica».

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