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Bertolini: “Razzismo negli stadi? Un problema solo del calcio maschile. Quello femminile aggrega”

La ct della Nazionale femminile al CorSera: “Il calcio femminile è un movimento inclusivo. Mi auguro possa contaminare la società e il calcio maschile”

Bertolini: “Razzismo negli stadi? Un problema solo del calcio maschile. Quello femminile aggrega”

Il Corriere della Sera intervista Milena Bertolini, ct della Nazionale di calcio femminile. Il tema è il razzismo e l’addio al calcio di Eniola Aluko.

«Attenzione. L’articolo di Eniola Aluko sul Guardian è un campanello d’allarme. La violenza verbale, la volgarità, l’arretratezza di pensiero di certa parte del tifo e della società italiana sono un dato oggettivo. Stiamo regredendo. Sarebbe sbagliato non cogliere il messaggio».

Il problema del razzismo negli stadi però, specifica, non riguarda il calcio femminile, ma solo il calcio maschile. Ancelotti e Conte, lo sanno bene, spiega.

«Hanno allenato all’estero, sono tornati in Italia, hanno visto la differenza. Eniola viene dall’Inghilterra, può parlare a pieno titolo: è una ragazza di cultura e spessore, se accusa di razzismo ha i suoi motivi per farlo. Riporta dettagli precisi, li ha vissuti».

Il calcio femminile è differente.

«Il nostro valore aggiunto è dare a tutte un’opportunità, sentirci come una grande famiglia. Questa
capacità di aggregazione fa parte del dna del calcio femminile, che mette al centro il gioco».

Com’è possibile che il tifo degli uomini e quello delle donne siano così diversi?

«Intanto parliamo di frange, non di tutti. Il calcio femminile è un movimento molto inclusivo, certo quando esci dal contesto protetto del club c’è il rischio di scontrarsi con la realtà delle occhiate di traverso o degli sguardi sospettosi. Mi auguro che il nostro esempio di un calcio di valori e di un tifo rispettoso abbia la forza di contaminare la società e il calcio maschile. Anche una goccia può bastare: sarebbe un inizio».

 

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