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Vero Boquete contro la Supercoppa spagnola in Arabia: «I diritti umani non sono in vendita»

Sul quotidiano El Pais: “L’Arabia Saudita viola i diritti umani. Esistono restrizioni sociali e legali, libertà di espressione, associazione e riunione. Gli attivisti vengono giustiziati”.

Vero Boquete contro la Supercoppa spagnola in Arabia: «I diritti umani non sono in vendita»

Su El Pais la calciatrice spagnola Veronica Boquete scrive sulla possibilità che la Supercoppa di Spagna si giochi in Arabia Saudita, una cosa, dice, che ha generato dibattiti e polemiche.

Il denaro, nel calcio saudita,

“ha quasi mangiato completamente tutta la purezza dello sport anche ad alto livello. Conosciamo e accettiamo anche con piacere (se si tratta della nostra squadra) l’arrivo in alcuni club di nuovi investitori e proprietari da paesi di dubbia trasparenza e umanità. E molti di noi atleti hanno giocato, gareggiato e/o vissuto in uno di questi paesi”.

Ma ci sono dei limiti, scrive il quotidiano spagnolo. A volte il bicchiere è così colmo da traboccare, come questa volta.

“L’Arabia Saudita viola i diritti umani. Esistono restrizioni sociali e legali, libertà di espressione, associazione e riunione. Gli attivisti vengono giustiziati. La tortura e i maltrattamenti sono comuni, così come i processi ingiusti”.

La Supercoppa dovrebbe giocarsi in un Paese così?

“I diritti umani non dovrebbero essere in vendita”.

E’ vero che gli atleti non vogliono immischiarsi in questioni politiche perché desiderano mantenere lo sport fuori da tutto questo, ma lo sport è una delle cose che ha l’impatto maggiore sulla società ed è per questo che viene politicizzato.

“Gli atleti hanno una grande influenza, siamo riferimenti per grandi e piccini. Siamo atleti ma anche cittadini, abbiamo tutto il diritto di commentare questi temi. E per di più, con il privilegio di avere l’altoparlante che abbiamo, dovremmo usarlo molto di più. Sempre”

Ciò che il lettore deve anche capire, scrive El Pais, è che non siamo sempre nella possibilità di esprimerci liberamente. C’è paura delle rappresaglie.

“A volte da parte del club che ti paga, altre dalle federazioni a cui appartieni, altre volte da parte delle organizzazioni e istituzioni con cui collabori e altre volte da parte sponsor. Tutto ciò senza contare dell’opinione pubblica, dei media e dei commenti degli azionisti”.

Ebbene, non siamo liberi, e nemmeno santi, scrive il quotidiano, ma c’è una cosa che non si deve dimenticare:

“abbiamo voce e voto”.

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