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La parata da pallavolista di Ospina. Brutto quel pallone in campo per ostacolare Milik

Le 10 cose che non dimenticheremo di Spal-Napoli. Il palo di Fabian Ruiz. Le lacrime di Malcuit e Allan terzino. Il rigore cancellato dal Var. I flash di una partita che mandiamo in archivio con qualche rimpianto

La parata da pallavolista di Ospina. Brutto quel pallone in campo per ostacolare Milik

Poteva essere la partita del -4 invece restiamo a rimuginare sui rimpianti. Rimuginando rimuginando, mettiamoci da parte dieci cose che ci sono rimaste negli occhi. I flash di Spal-Napoli.

Uno. La punizione di Petagna al 3’. Dopo tanti pali presi, arriva una traversa a salvarci. Sembra un bacio della fortuna, invece capiremo più avanti che si trattava solo di una beffarda premonizione. Petagna dimostra comunque anche un piede sensibile oltre a un fisico che fa la differenza.

Due. Il sinistro di Milik al 9’. Si stacca dal mucchio, arretra, colpisce. Il secondo gol del polacco in tre partite dopo averne giocate 10 senza segnare. Chi guarda la partita in tv scoprirà da Marcolin in commento nell’intervallo che la sinistra è “la sua gamba nervosa”. È il settimo gol da fuori area di Milik nelle ultime due stagioni. Solo Messi ne ha fatti di più (10). 

Tre. Il rigore cancellato dal Var. Mertens prende il braccio di Vicari, che è più vicino al corpo di quanto sia lontano. In genere sui rigori bisognerebbe regolarsi così: se il braccio non ci fosse, il pallone dove andrebbe? In questo caso sarebbe andato sulla pancia di Vicari. Si può non dare. Se ne può però anche dare una interpretazione vittimistica pensando che ad altre squadre non lo avrebbero cancellato. Ci guadagniamo qualcosa a parte il sangue amaro? Resta il fatto che sui falli di mano si rischia ogni volta il tilt. Ognuno decide come gli pare. Già a Firenze il Napoli era stato oggetto di una decisione unica, diverse volte tradita poi da scelte successive e differenti in Serie A. Si può andare in tilt, si diceva. Infatti da quel momento in poi l’arbitro sbanda. Assegna un calcio d’angolo che non c’è e deve rimangiarselo. Annulla una chiara situazione di vantaggio fermando il gioco per un fallo di Tomovic su Insigne. L’unica cosa seria che mi viene da dire è che nel cancellare quel rigore La Penna è diventato La Matita.

Quattro. L’assist per Mertens al 35’ di Insigne. Un passaggio d’altri tempi. Una verticalizzazione da numero 10 pre-tiki taka. Una cosa alla Roberto Baggio per capirci. Mertens proverà a metterla in mezzo per Milik anziché calciare in porta.

Cinque. La parata di Ospina al 51’. Un gesto da pallavolo. Un gesto da disperazione nella pallavolo. Quando la palla sta per andare sugli spalti e il ricevitore si lancia con la mano aperta. Questo fa Ospina. Non si tuffa, si lancia. Il pallone lo ha già superato. Gli è dietro. Lui ci va velocissimo e lo prende. Una questione di centimetri prima della linea di porta. Se non ci fosse stato pochi giorni fa il Meret di Salisburgo, sarebbe la parata dell’anno. Il Napoli ha due portieri della stratosfera

Sei. Le lacrime di Malcuit al 66’. Vedremo nelle prossime ore di che cosa si tratta. A terra Kevin capisce subito che qualcosa non va e piange. Se si scalda Ghoulam, allora vuol dire che la situazione è in piena emergenza. Eh sì perché come dirà Ancelotti nel finale, Ghoulam in questo momento non è pronto per giocare. Anziché in pullman, questa squadra rischia di doversi spostare in futuro in ambulanza.

Sette. L’ingresso di Callejón. Spiazza perché poco prima si stava scaldando Ghoulam ma evidentemente in pochi minuti Ancelotti e il suo staff hanno la lucidità di ripensare un assetto nuovo. Non entra da terzino come pure si sarebbe potuto pensare (un ruolo ricoperto con Mourinho al Real Madrid) ma si sistema nella sua solita posizione. Il terzino è Allan. Non un inedito. Gli era capitato di giocare in quel ruolo in qualche amichevole precampionato. Una interpretazione conservativa laddove Malcuit ne dava una propositiva. La situazione tra i terzini si fa molto seria. 

Otto. Il palo di Fabián. Ecco la beffa imprevista. Dopo un’azione costruita in modo perfetto, lo spagnolo libera la sua gamba nervosa – come direbbe Marcolin – e angola quanto basta. Prende quello spicchio di palo che fa tornare indietro il pallone anziché mandarlo verso la porta. 

Nove. Un secondo pallone che entra in campo all’81’. Spunta dal nulla mentre Milik sta per calciare in porta. Una manina lo lancia in campo con l’intenzione di disturbare, se non addirittura di evitare quello che si presenta come un tiro a colpo sicuro. Per fortuna non incide sul tiro di Milik ma non un bell’episodio in serie A. 

Dieci. Oltre il 96’. Mentre la Spal festeggia il suo piccolo grande punto, Murgia porta in campo il suo bambino, si mette in porta e gli fa fare un paio di tiri. Se li fa passare tra le gambe. Tunnel gioiosi. La differenza tra le tensioni del calcio e la bellezza di giocare a pallone. 

 

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