ilNapolista

Damascelli: l’inchino della Fifa nella partita (invisibile) tra le due Coree

Su Il Giornale definisce il match “un miserabile ballo in maschera” di cui è stato complice Infantino, che avrebbe fatto meglio ad “alzarsi e salutare”

Damascelli: l’inchino della Fifa nella partita (invisibile) tra le due Coree

Su Il Giornale, Tony Damascelli scrive della partita invisibile tra la Corea del Nord e la Corea del Sud. Una partita giocata in uno stadio quasi deserto, come abbiamo scritto ieri. In cui, sugli spalti, c’erano solo autorità, tra cui Gianni Infantino, presidente della Fifa.

Ebbene, la presenza di Infantino è stata come un inchino. Una cosa che occorreva evitare. Il numero uno della Fifa avrebbe fatto meglio ad alzarsi e salutare.

E invece Infantino era sorridente. Sedeva con appuntata, all’occhiello della giacca, la spilla della Corea del Nord.

“La Fifa, con l’astuzia diplomatica lasciata in eredità da Sepp Blatter, aveva designato per la partita un arbitro del Qatar, Abdulrahman Al Jassim, cittadino di un Paese che onora quotidianamente la libertà di opinione e di pensiero, oltre ad altri elementari diritti umani ma che, nonostante ciò, ospiterà la coppa del mondo del 2022”.

Lo stadio era praticamente vuoto. L’ingresso era stato vietato a tifosi, turisti, telecamere, radio, fotografi. Vietati i telefoni cellulari e qualsiasi comunicazione dell’evento. Ai giornalisti è stato consegnato un dvd al termine, con le azioni salienti della partita.

Anche la conferenza stampa della vigilia, del resto, racconta Damascelli, aveva seguito lo stesso cerimoniale. Cinque i giornalisti presenti, tutti della Corea del Nord. Solo tre domande a Paulo Bento, l’allenatore portoghese della Corea del Sud.

“Nessun fermento di ultrà e affini, chiuse le biglietterie, respinti alla frontiera o tenuti a distanza, negli alberghi, i tifosi venuti da Seul o da altri siti democratici, Kim Jong Un non tollera critiche e contestazioni, meglio evitare i fischi e i cori nello stadio in caso di sconfitta”.

Per Kim Jong il pallone, scrive Damascelli, è “roba che puzza di capitalismo”. A lui interessano i missili. E tutto avviene

“nel silenzio delle istituzioni calcistiche che, in cambio di un voto, riescono a stringere mani lerce o insanguinate per poi dedicare pensieri e parole sul razzismo che imperversa in Italia”.

Il football vive un momento difficile, perché deve fare i conti con la politica e le guerre.

“La partita tra le due Coree è stata un miserabile ballo in maschera, con la complicità interessata di chi, invece, dovrebbe garantire l’indipendenza, l’amicizia e la pace non soltanto con il distintivo all’occhiello. Infantino, a fine partita, si è detto deluso: «La libertà di stampa è di primaria importanza». Bravo ma lento. Bastava alzarsi e salutare. Prima del fischio, prima della delusione, prima della vergogna”.

ilnapolista © riproduzione riservata