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A Torino col 4-3-3 ma non è una conversione al 4-3-3

Come il Napoli visto a Torino un anno fa, con gli esterni larghi e alti. È un’altra freccia all’arco del Napoli eclettico (o liquido) che vuole Ancelotti

A Torino col 4-3-3 ma non è una conversione al 4-3-3
Il Napoli lo scorso anno a Torino. Foto Ssc Napoli

Il 4-3-3. Sarà l’argomento del giorno, ovviamente dopo il risultato. L’argomento che terrà banco per questo Torino-Napoli. Oggi Carlo Ancelotti schiererà il suo Napoli seguendo i dettami del 4-3-3. Soprattutto, terrà larghi e alti i due esterni. Come del resto accadde già lo scorso anno contro la squadra di Mazzarri. Con Verdi largo a sinistra. Da un suo ampio triangolo con Mertens spostato a sinistra nacque il gol dell’ex bolognese che oggi indosserà la maglia del Torino. Gol che portò il Napoli avanti di due gol dopo appena venti minuti. L’inizio della squadra di Ancelotti fu folgorante. La differenza è che quel giorno Insigne giocò più centrale. Segnò due gol da seconda punta. Il gol del 3-1 quasi alla Altafini. Ma da quest’anno Insigne è tornato sull’esterno, come ormai sanno tutti.

Come sempre, sarà un Napoli fluido. Soprattutto sul fronte d’attacco. Basta dare un’occhiata agli highlights dello scorso anno e ritrovare Verdi a destra o Mertens spaziare su entrambi i fronti. È un’altra freccia all’arco del Napoli di Ancelotti che sta ampliando sempre più lo spettro di possibilità di gioco della sua squadra. Non è una conversione, non è un’abiura del gioco fin qui professato e che con cui gli azzurri hanno – tra le altre cose – battuto il Liverpool di Klopp per 2-0. Liverpool che proprio ieri, sia pure con un rigore discusso, hanno conquistato l’ottava vittoria in Premier in altrettante partite.

Il Torino di Mazzarri spinge molto con gli esterni di difesa e, come lo scorso anno, il tentativo è quello di limitarne le incursioni. Poi, ovviamente, le partite vanno giocate. Il “ci hanno rubato la idea” di Pesaola resta indimenticabile.

Ancelotti ha in mente un Napoli duttile, in grado di poter giocare anche più partite nell’arco dei novanta minuti. Una squadra in grado di fare più cose, com’è nella mentalità dell’allenatore a-ideologico. Una squadra con calciatori “non specialisti”, il “Napoli degli ibridi” lo definì proprio sul Napolista Angelo Carotenuto. Così è stata pensata e realizzata la campagna acquisti. Calciatori che possano ricoprire più ruoli e che sappiano interpretare più modi di giocare. «Non vogliamo giocatori specialisti» disse Ancelotti in una conferenza di qualche settimana fa. Chi pensa che oggi a Torino vada in scena una riedizione del 4-3-3 sarrita, rischia di rimanere deluso. Le squadre non sono numerini. Sono impianti di gioco consolidati, riflettono la mano e la visione del tecnico, il lavoro che si sta portando avanti da quasi un anno e mezzo.

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