La Stampa e il dibattito in Francia: l’ultrà vuole essere notato: più gli si dà visibilità e più potenzia il gesto. Giovedì la Lega si riunisce per trovare una strategia

Otto partite interrotte in quattro giornate a causa dell’omofobia.
Sul tema scrive oggi La Stampa, a firma di Giulia Zonca.
Lo striscione a sfondo sessista si diffonde a macchia d’olio. Lione, Nantes, Tolosa, Nime, Parigi, Marsiglia. Una reazione a catena che è una provocazione del mondo ultras contro la Lega. Curve opposte si alleano dando il meglio del loro peggio.
“Le curve si credono vessate, controllate, strumentalizzate, spremute, la Lega prova ad assecondare la politica, stufa di vedere gli stadi fuori da ogni regola. L’effetto è deprimente”.
La Francia ha introdotto misure forti, basta a quei lenzuoli con scritte omofobe. Appena esce uno striscione, l’arbitro deve fermare il gioco fino a quando non viene rimosso. Ma il virus si è propagato, invece che fermarsi. Perché l’ultrà vuole essere notato e se gli si dà visibilità potenzia il gesto.
“Quindi il dilemma è: mi si vede di più se lascio lo striscione dove sta o se blocco il match per farlo togliere. La risposta è così complessa che giovedì la lega si riunisce per trovare una strategia. Presenti i rappresentanti dei club, quelli dei tifosi e delle associazioni Lgbt”.
La questione, infatti, è molto più complessa di quanto si creda perché si è inserita in un terreno già precario, nella protesta di tanti tifosi francesi contro i dirigenti del calcio per diverse ragioni.
“Ed eccoci qui, invasi da scritte che promettono sesso spinto contro i capi della Ligue 1 per dimostrare di non avere proprio nulla contro l’omosessualità e ironie crudeli che chiedono ai ministri se intendono fermare le partite anche al Mondiale del Qatar, stato che foraggia lo sport francese e discrimina i gay. Difficile non trovare persino qualche assurda ragione dentro un caos di lenzuoli che invece di nascondere le vergogne le scoprono. A ripetizione”.