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Il Napoli è diventato grande. Non solo perché ha battuto il Liverpool ma per come ha saputo soffrire

Ha battuto 2-0 i marziani del Liverpool che hanno giocato a ritmi sconosciuti per il calcio italiano. Loro non meritavano di perdere ma questa è una serata storica per il Napoli. Strepitoso Mario Rui

Il Napoli è diventato grande. Non solo perché ha battuto il Liverpool ma per come ha saputo soffrire

I dieci minuti che ti cambiano la vita. È dura raccontare Napoli-Liverpool 2-0 quando dalla metà del secondo tempo sul San Paolo era calata un’atmosfera spettrale. Allan a terra per crampi al 70esimo rendeva perfettamente l’idea del ritmo cui era stato costretto a giocare il Napoli per tenere l’intensità del Liverpool. Meret aveva messo la sua manona su un tiro perfido di Salah servito da uno svarione di Manolas. Di Lorenzo aveva tolto non si sa come il pallone dal destro di Mané.

Il Napoli era alle corde. Ci si appoggiava. Resisteva. Dando prova, anzi conferma, di aver fatto un salto di maturità mentale. Quando sai resistere, ti regali altre porzioni di vita. Altre chance. E il Napoli è stato bravo a sfruttare la sua.

Mertens, il biondo, l’unica punta che Ancelotti ha tenuto in campo novanta minuti, tiene palla, vede Callejon e lo serve in profondità. Non sappiamo nemmeno da quanto il Napioli non si affacciava nell’area avversaria. Callejon rientra e Robertson lo stende. È calcio di rigore. Mertens tira, Adrian intuisce, ma è la serata del Napoli.

Il Liverpool capisce che anche stavolta uscirà sconfitto. Quel che è successo fino a pochi secondi prima, non conta più. C’è ancora il tempo per il secondo. Lo segna Fernando Llorente l’acquisto che non piaceva. Un altro pensionato. Come quel signore in panchina che questa sera ha firmato una delle vittorie più prestigiose della storia del Napoli. Il Napoli ha battuto la squadra campione d’Europa.

Una vittoria che è la conferma del processo di crescita di questa squadra. E di questo club che ha firmato un mercato preciso, scientifico. Questa sera Di Lorenzo a destra ha giocato una partita autorevole. Lui che era alla prima in Champions. Llorente ha segnato il gol del 2-0. Lozano ha lottato, anche se spesso soccombendo al centro dell’attacco per 70 minuti. Partita da raccontare ai nipotini per Mario Rui: “venite, vi racconto quando nonno fermò Salah”. La partita più bella mai giocata a Napoli dal portoghese. E che dire di Koulibaly? Stoico, garibaldino – non ce ne vogliano i meridionalisti – sempre pronto a immolarsi. Il napoli ha giocato consapevole di affrontare avversari più forti e ha avuto il coraggio di non arrendersi.

Dovremmo raccontare il match. Partita che il Liverpool gioca a ritmi da marziani. Ogni pallone perso è una ripartenza. In cinque minuti, nel primo tempo, nei primi cinque minuti, Mario Rui e Allan mettono due piedi miracolosi. Fabian sembra non avere ossigeno. È asfissiato dal pressing continuo. Il Liverpool è uno spettacolo da vedere. Un mix di occupazione degli spazi, pressing e tecnica individuale. Là davanti quei tre sono un treno. Dietro, Van Dijk è una diga. Di testa le prende tutte e ha un tempismo che non smette di sorprendere.

Il Napoli ogni tanto si affaccia nell’area avversaria. Qualche corner. Poi, a inizio ripresa, lo fa tre volte in nove minuti. Sembra la svolta. Uno pensa che il Liverpool non possa reggere i ritmi dei primi 45 minuti. Sembra più lungo in campo. E invece a boccheggiare è il Napoli. Che però tiene. Ancelotti fa ricorso a tutti e tre i  cambi. Escono Insigne, Lozano e Allan, entrano Zielinski, Llorente ed Elmas. I salvataggi del Napoli meritano un elenco a sé.

Poi arriva l’80esimo. Il Napoli ha battuto una squadra di marziani. Non deve dimenticarlo mai.

 

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