Al primo passo falso partono le critiche tipiche dell’ambiente, anche da parte di chi pensava che Conte fosse il re taumaturgo in grado di curare tutti i difetti
I nerazzurri pareggiano contro il modesto Slavia Praga e Conte scopre cosa vuol dire allenare l’Inter. Lo scrive Fabrizio Biasin su Libero.
Il problema dell’Inter di Conte è che non le sarà mai perdonato niente, non solo le sconfitte, ma neppure i pareggi. Lo dimostrano le accuse piovute sull’allenatore:
«Conte non è allenatore da cammino europeo», o «la difesa a tre in Champions non ha senso», o «se questo doveva essere “il passo avanti” allora si poteva tranquillamente andare avanti con Spalletti», o «certi giocatori non sono “da Inter”», varie ed eventuali. Va sempre così, soprattutto se la tua ambizione è grande”.
In tanti hanno visto in Conte “il taumaturgo in grado di curare in un amen i vecchi difetti nerazzurri”. Tanti pensavano che “bastasse un mese di allenamenti per trasformare una buona squadra in gruppo senza difetti”.
Non è così, scrive Biasin, né poteva esserlo. L’Inter ha da fare ancora molta strada, “soprattutto quando si tratta di affrontare una partita da vincere per forza”.
Lo Slavia è entrato in campo con umiltà e organizzazione. Il contrario di ciò che ha fatto l’Inter che è caduta proprio sul punto che si pensava fosse la sua forza: l’atteggiamento.
Certo, continua Biasin, non è il caso di gridare all’allarme rosso dei vecchi tempi.
“le esagerazioni piacciono a titolisti e scribani, la voglia di rimediare da subito, al contrario, è propria di Conte e di chi gli sta accanto (leggi Oriali). Per questo il gruppo è già stato catechizzato a dovere, del resto dopodomani è in programma quella partita là, il derby, appuntamento delicato che di più non si può”.