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Stephanie Frappart: “Non sono un alibi per la causa femminile. Qui per le mie capacità”

Su Il Giornale ampia pagina sulla donna che domani arbitrerà la finale di Supercoppa Europea. In Italia nemmeno una donna tra serie A e B

Stephanie Frappart: “Non sono un alibi per la causa femminile. Qui per le mie capacità”

Domani arbitrerà la finale di Supercoppa Europea tra Liverpool e Chelsea. La prima volta di una donna in una competizione Uefa maschile

La finale di Supercoppa europea tra Liverpool e Chelsea, in programma domani a Istanbul, sarà arbitrata da una donna, Stephanie Frappart.

Il Giornale le dedica, oggi, un’ampia pagina.

Quasi 36 anni (a dicembre), un metro e sessantaquattro di altezza, la Frappart è francese, single, con la passione del pallone sin da bambina.

Voleva diventare una calciatrice ma, una volta capito che non sarebbe stato quello il suo futuro, ha dirottato verso la carriera arbitrale. Non esattamente una scelta di comodo. La madre era costretta ad abbandonare gli spalti per non sentire le offese rivolte alla figlia, per dirne una.

E’ stata la prima donna francese ad arbitrare una partita di calcio maschile di Ligue2. Di cartellini gialli ne esibì 4 in quella occasione. Il 28 aprile di quest’anno ha esordito anche in Ligue1. A giugno ha diretto la finale del mondiale femminile tra Stati Uniti e Olanda.

Adesso sarà la prima donna a dirigere una finale di maschi nella Turchia di Erdogan.

Alla finale di domani la Uefa ha invitato altre due arbitro donna. Annalisa Moccia e Giulia Nicastro. La prima fu oggetto dei commenti sessisti di un giornalista durante la partita Agropoli-Sant’Agnello:

“È uno schifo vedere le donne che vengono qui a fare gli arbitri in un campionato dove le società spendono migliaia di euro, una barzelletta della Federazione”.

La seconda, invece, subì il comportamento offensivo a chiaro sfondo sessuale da parte di un ragazzino durante una partita delle giovanili a Mestre.

Sono solo due episodi recenti che testimoniano che la strada è ancora lunga, non solo verso la parità nei fatti, ma proprio nell’educazione e nello stare al mondo.

Stephanie non vuole essere un manifesto della causa femminile. Vuole essere apprezzata per come arbitra. Dice di sé:

“Non sono un alibi per la causa femminile, credo di essere qui per le mie capacità. Non sono affascinante, non credo di essere egocentrica, spero solo di avere un mio stile. Dopo una delle mie prime partite un allenatore disse che il rigore c’era ma io non l’avevo visto. Disse che probabilmente stavo facendo pattinaggio. Aggiunse anche che sarà sempre complicato per una donna arbitrare uno sport da uomini. Cosa gli ho risposto? Non ho voluto parlare con lui, ciascuno deve andare per la propria strada”.

Stéphanie è solo la punta dell’iceberg, scrive Il Giornale. Sotto la superficie c’è un movimento che cresce e prima o poi bisognerà farci i conti.

Cinque anni fa, durante la partita Bayern Monaco-Borussia Monchengladbach, Pep Guardiola mise una mano sulla spalla al quarto uomo Bibiana Steinhaus. Pare le abbia toccato il braccio. Lei, infastidita, gli spostò la mano. Guardiola venne massacrato dalla critica.

L’arbitra Sabine Boninn ha detto che a Stéphanie queste cose non possono accadere.

“Lei è una combattente, sola in un mondo di uomini. La misoginia non c’è soltanto fra gli allenatori, i miei colleghi spesso mi chiedono cosa ci faccia lei tra loro”.

Al suo fianco, domani, Stephanie avrà due assistenti donne. Manuela Nicolosi, romana, tesserata per l’Aia francese e l’irlandese Michelle O’Neal.

Manuela, che ha iniziato ad arbitrare in Italia e a breve lo farà anche in Ligue1, dice:

“Qui è diverso, se superi i test fra donna e uomo non ci sono differenze e vai sicuramente avanti”.

In Italia non ci son donne né in serie A né in B.

Marcello Nicchi, il presidente degli arbitri italiani, ha dichiarato che in Italia si va avanti per meriti.

Ceferin, presidente Uefa, si è detto entusiasta della designazione della Frappart:

“Spero che le sue qualità e la sua devozione in tutta la carriera dimostrino che non esistono ostacoli alla realizzazione dei propri sogni per milioni di donne in tutta Europa”.

Roberto Rossetti, il designatore Uefa che l’ha scelta, ha elogiato le sue doti arbitrali:

“Lei ha la capacità di arbitrare ai più alti livelli e spero che la partita di Istanbul le permetta di maturare ancora più esperienza”.

La parità, scrive Il Giornale, è la solita medaglia a due facce:

“i dirigenti battono le mani, tutti, sicuri che sia il solo atteggiamento per evitare grane, i tifosi sui social arrivano alle più bieche volgarità coperti dall’anonimato del web”.

Sembra che davanti ad un arbitro donna il dialogo in campo sia più corretto e meno isterico, scrive Il Giornale, tanto da poter sperare che saranno le donne a salvare il mondo del calcio.

“E poi magari diventeranno peggio degli uomini, chi può dirlo?”

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