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Tanti auguri Napoli il non-luogo dove uscire di senno è cosa buona e giusta

Nella più nobile paradossalità della bellezza, il Napoli rimane il nostro più grande racconto collettivo che non fa altro che mostrarci quanto siamo soli nel mondo

Tanti auguri Napoli il non-luogo dove uscire di senno è cosa buona e giusta
(Hermann / KontroLab)

Tanti auguri a noi, fratelli e sorelle nel Napoli, la ragione non necessaria, negli ultimi novantatré anni, di un gigante racconto collettivo. Nel mezzo del calciomercato più sognante degli ultimi decenni, onirico fino a renderci esausti della nostra immaginazione, il Napoli rimane l’origine delle nostre storie vissute o inventate, tramandate e modificate. Finché se ne parlerà col piacere di sovvertire qualunque valore umano, la ruota di questo travolgente e quasi sovrumano cazzeggio continuerà a farsi strada.

Nella più corretta tradizione utopistica, i colori azzurri designano un non-luogo che nella sua non-esistenza giustifichi i nostri più assurdi ed inspiegabili deliri, rappresenti un porto franco dove uscire fuori dal senno sia non solo possibile ma addirittura auspicabile.

Nella più nobile paradossalità della bellezza, il Napoli rimane il nostro più grande racconto collettivo che non fa altro che mostrarci quanto siamo soli nel mondo, anche quando apparentemente sembriamo parlare una lingua comune. Come scrisse tempo fa qualcuno, così come il mondo ha fondato se stesso sul nulla, “allo stesso modo io fondo allora la mia causa su me stesso, io che, al pari di Dio, sono il nulla di ogni altro, che sono il mio tutto, io che sono l’unico”. 

Forse è questo il motivo per cui il Napoli va curato, preservato, aiutato. Perché nella vita non ci verranno concesse molti occasione per sospendere il nostro giudizio, per smettere i nostri vestiti di uomini e donne alla ricerca della soluzione più ragionevole senza sentirne l’imbarazzo. Siamo soli, ma in questa solitudine siamo almeno in undici sul prato, molti di più sugli spalti, molti più ancora sparsi e nascosti sul pianeta. E abbiamo scelto un animale, amico del sacrificio, a rappresentarci.

Ti vogliamo bene, Ciuccio.

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