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Le Universiadi non bastano, per la Rai Napoli è sempre la città difficile e dal caffè sospeso

Il solito campionario di luoghi comuni a commento della cerimonia inaugurale. Napoli descritta proprio come se l’aspetta il resto d’Italia

Le Universiadi non bastano, per la Rai Napoli è sempre la città difficile e dal caffè sospeso

La tombola

Le Universiadi nella città che ha fondato la prima Università pubblica di Europa, nella città che ha fatto la storia culturale dell’Italia, dell’Europa, del mondo. Nella città che ha ispirato sia Stendhal che Goethe; dove giace Giacomo Leopardi e si distende, lasciando ancora increduli migliaia di turisti al giorno, il Cristo Velato. Le Universiadi a Napoli, e dove sennò?

Ebbene per più di un’ora, mentre sfilavano le delegazioni dei Paesi partecipanti, i cronisti Rai hanno parlato della tombola, del Lotto, del caffè sospeso, e della difficile e caotica metropoli partenopea. Chapeau! Uno zerbino srotolato, tra irritanti pubblicità, come se fosse partorito dalle scale di un bar di provincia, con tanto di insegna luminosa con la lettera erre cadente.

Intanto la deriva analfabeta (funzionale s’intende) attanaglia anche quattro imbecilli che fischiano le delegazioni di Francia e Germania dando cosi modo alle voci della tv pubblica di fare una morale, con tanto di esaltazione ai valori dello sport.

La pizza e Maradona

Continua la grande sfilata (ed anche gli spot pubblicitari) e Carlo Verna e Fatima Trotta mettono in competizione la pizza e Maradona, mentre l’Uruguay mostra uno striscione in cui afferma di amare Napoli. E subito viene facile il nome di Cavani, ed una probabile “captatio benevolontia” dimenticando o forse ignorando la grande emigrazione dal 1870-1960 che ha portato più di due milioni di meridionali nei porti di Buenos Aires e quelli di Montevideo, e dunque, probabilmente, metà di quella delegazione ha sangue del nostro Sud.

Intanto arriva il momento dell’Italia, suona a palla Gloria di Umberto Tozzi ed il San Paolo risponde con ‘O surdato nnammurato. Identità mostrata con forza. Tacciono i cronisti, e Malika Ayane canta al centro dello Stadio San Paolo “sono un italiano vero” e la risposta più sottile a chi se lo scorda ogni volta negli altri, di stadi.

I fischi a De Luca e de Magistris

Mentre mi chiedo come mai Pulcinella non sia stato ancora tirato in ballo, ecco che viene raccontato “in chiave moderna” dall’ideatore della cerimonia Marco Balich, e subito i commentatori a ricamarci sopra attingendo alle infinite frasi fatte. Insomma tutto quello che di Napoli l’altra Italia vuole sapere, e si aspetta dalla nostra città. Un finimondo di retorica, un frullato di mistificazioni, una escalation di superficialità nel racconto della televisione pubblica. Mediocri invece i cretini indottrinati dalle propagande social, che non riescono a distinguere un profilo facebook da un evento planetario, e fischiano il sindaco De Magistris ed il governatore De Luca, non distinguendo la politica dal ruolo politico; l’uomo dal ruolo istituzionale. Napoli è Italia, fino alla prossima partita di Serie A.

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