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Ok Napolista, ma aiutaci a capire su James. Non bistrattarci solo

Perché non coltivi il dubbio con noi? Anche Ancelotti non ne sta uscendo bene da questa vicenda. Siamo disorientati, concedicelo

Ok Napolista, ma aiutaci a capire su James. Non bistrattarci solo

Da ieri sera canto travisando Harry Belafonte: “Sta banana te rimane ‘n canna”. Ricorderete, voi lettori anziani, era una canzuncella che facevamo fra i banchi del ginnasio a metà dei sessanta del secolo scorso arrangiando un grande successo dell’epoca. Harry Belafonte, Banana Boat Song, su Youtube c’è tutto. Immaginate quel motivetto cantato portando il tempo con le penne biro in percussione sui dizionari di latino.

L’affare James e De Laurentiis capuzziello

Però questa volta al posto della banana c’è James Rodriguez. Qua Chamès ci rimane in canna. Il Pappone fa il capuzziello con Florentino Perez e noi siamo sul punto di perdere un giocatore espressamente chiesto da Carlo Ancelotti, per il quale Carletto si è pure esposto, spendendo un po’ del suo credito. Carletto ci fa brutta figura, il Pappone fa il pappone e la città ritrova le sue certezze. Da Capo Posillipo alla Sanità, il tam tam cresce con le ore: il Pappone non compra, vuole vendere Verdi a 25 milioni e non vuole darne 42 per Chamès. I reduci stracciati della battaglia sarrista già disegnano nuovi teoremi per impestare l’aria come hanno fatto l’anno scorso, per farci vivere un altro anno di polemica, insoddisfazione e distruttività, solo perché hanno perso e si mangiano il limone.

La strumentalità di ciò che dicono è chiara come il sole di questo luglio. Ora si preoccupano che si facciano brutte figure, che ne faccia la società: cari amici (si fa per dire eh) una figura di merda più grande della vostra non sarà mai possibile, voi che avete agitato le immagini di un profeta in vendita fino a quando quello vi ha dato il braccio sporgendosi dall’ammiraglia della flotta avversaria. Avendo un po’ di dignità, dovreste ficcarvi la lingua e la tastiera dove sapete, e tacere, diciamo, per una trentina d’anni. Ma voi continuate anche dopo essere stati distrutti: si dice a Napoli che “o’ cchiù tuosto a scurtecà e’ a’ coda” (il napoletano si scrive con le vocali, non mi avrete mai con quelli che scrivono “Fct i przn sr” per dire “fate le persone serie”)

Ora però mica è facile cavarsela con gli appicciafuoco, perché qui c’è un problema specifico. De Laurentiis. Probabilmente possiamo enunciare il problema in modo più serio e antipopulista: fra la realtà delle trattative, che rimane non conosciuta dal grande pubblico, e ciò che si legge e si ascolta c’è un salto nel vuoto di comprensione che nessuno riesce a coprire. Non ce la facciamo a capire la realtà delle cose. Non perché siano difficili o noi particolarmente tardivi. Ma perché semplicemente non abbiamo gli elementi per capire. Il calcio mercato rimane per noi un film in cinese con sottotitoli in turco e gli attori che non fanno niente davanti alla macchina da presa per aiutarci a capire. Con l’aggravante che la campagna acquisti degli altri ha tutta l’aria di essere una telenovela chiarissima, piena di successi e grandi denari.

Il paradosso di De Laurentiis

Che fare allora? Cari amici del Napolista, qui siamo disorientati. Le cose che vediamo e che leggiamo avallano l’interpretazione malevola degli avvenimenti. È il paradosso di De Laurentiis, che viene fuori come uno che ha torto anche quando ha ragione. Che sembra maleducato anche quando sta rispondendo alle angherie che ha subito. E che in questa fase non segue le indicazioni di Ancelotti. Ebbene sì, io penso che se prendi uno dei più grandi allenatori che ci sono in circolazione, poi non puoi continuare a decidere tu. Anche se so, per una lunga esperienza professionale in azienda, che dirigere è esattamente quello che fa lui: tutti hanno la sensazione che il comandante sia uno stronzo che non accetta consigli se non dal suo circoletto di leccapiedi, ma miracolosamente poi la nave va e i successi arrivano. Chi comanda fa sempre la figura dello stronzo arrogante. È il suo destino.

L’anno della svolta

E ancora: sembrava a un certo punto che questo fosse l’anno magico della svolta. Gli altri cambiano allenatore, noi possiamo affondare il colpo. Ma lo “stronzo” ci delude, ci ricorda che deve vendere prima di comprare, rilascia paginate di interviste per dire banalità insopportabili che non spiegano niente, piene di battute e frecciate burine a questo e a quello. In sintesi: pensavamo che fosse l’anno del vero Ancelotti, ma ci accorgiamo che in cabina di comando c’è sempre e solo lui, con le sue logiche che sembrano non aver niente a che fare col calcio.

Ovviamente noi dimentichiamo di essere tifosi, dimentichiamo che i nostri occhi sono velati da questo amore paranoico e triste, sempre pronto a vedere il tradimento dove c’è solo un ritardo dovuto al traffico. Dimentichiamo cioè che il film è in turco perché noi non conosciamo il turco.

E qui, se il film è in turco, si porrebbe un tema per chi le cose che le racconta al grande pubblico. Una possibile svolta per il Napolista, che un po’ di turco lo mastica perché è fatto da gente che sa leggere le notizie. Non è la prima volta che lo scrivo: queste vicende vanno raccontate con un’attenzione più “tenera” verso il pubblico, anche se noi pubblico siamo coglioni, papponisti dentro, non conosciamo l’economia aziendale e la finanza creativissima del calcio (ah).

Chi capisce spieghi, non emetta sentenze, ci aiuti a orientarci in mezzo ai turchi, a noi che stiamo pigliati dai turchi. Noi vorremmo solo sapere che  la nostra società ce la sta davvero mettendo tutta. Noi vorremmo credere a una storia societaria di “spalla a spalla” (ve lo ricordate quello di spalla a spalla? Era bravo pure lui). Una storia che nel Napoli nessuno racconta più e forse non ha mai raccontato. Perché quelle di De Laurentiis sono le favole che la strega poteva raccontare ad Hansel e Gretel prima di metterli nel forno. Sono parole guaste. Avallarle, le favole del forno, con un atteggiamento da chirurgo che incide senza anestesia e gode del dolore del paziente, in un montare di giustificazionismo turboaziendalista, non aiuta.

Perché, o Napolista, non coltivi il dubbio con noi?

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