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De Crescenzo un filosofo mai riconosciuto dall’élite letteraria

Un ingegnere non può scrivere: uno scrittore non può lavorare. Ed invece no, poiché bisogna “avere il coraggio di reinventarsi per essere felici”

De Crescenzo un filosofo mai riconosciuto dall’élite letteraria
ROMA 26/11/2001 LUCIANO DE CRESCENZO. (PARADISI)

Un miscuglio di rumori, sensazioni, voci, silenzi, armonizzato dalla narrazione ironica e mai banale, capace di portare il Partenone a Santa Lucia, passando per le immagini fotografate in una mente illuminata, avanti e mai ferma. Un filosofo, più di tanti ed in mezzo a pochi, mai riconosciuto tale dall’élite letteraria, e che invece era la massima espressione del pensiero moderno applicato alla quotidianità.

Spettacolare il suo ritratto della Napoli anni ’80, che barattava l’anima con la pittoresca idea di sopravvivenza che l’altra Italia aveva della città, e che invece sapeva essere unico porto di saggezza ed innovazione, sarcastica e dannata, come solo un figlio puro sa descrivere. L’eterno conflitto con il Nord, magistralmente deriso, e sentenziato con una cinica, quanto vera realtà sociologica, con la divisione tra uomini d’amore ed uomini di libertà.

Mi ha fatto amare i pre-socratici

Mi ha fatto amare i pre-socratici prima ancora di capire chi fossero ‘sti signori, ha reso simpatico Eraclito, e mi ha fatto amare il Mito, quello in cui ogni uomo trova risposte a spiegazioni esistenziali. Di lui mi resta la passione che mi ha trasmesso, e mi ha reso un uomo libero di scrivere anche se per mangiare siamo destinati a diventare tutti i Saverio di Cosi parlò Bellavista. Chi lo dice che un portiere, un pensionato ed uno spazzino non possano diventare altro? Nessuno lo dice, e lui l’ha dimostrato, staccando la spina ai meccanografici e poi vetusti computer della Ibm per vivere di prosa, di fotografia, di viaggi, di donne. Per vivere di vita, quella vera, quella che non è una linea lunga ma un cerchio d’allargare. Napoli innamorata di Napoli, pittata e ribaltata, raccontata e ribelle, greca, americana, e ancora proiettata nella palestra delle ore che allenano i muscoli delle nuove generazioni, che hanno assoluto bisogno di comprendere il pensiero di De Crescenzo, di studiarlo per capire che uomo è passato, dal pianeta del Genio, dalle nostre parti.

Un ingegnere non può scrivere

Devo ringraziare il Professore, poiché ha sancito la separazione netta tra i mondi opposti: un ingegnere non può scrivere: uno scrittore non può lavorare. Ed invece no, poiché bisogna “avere il coraggio di reinventarsi per essere felici”. Cosi delicato, pregnante di passione, pare che la sua voce parli mentre si leggono i suoi libri. Un filosofo che si è speso per gli altri, senza pause, sempre mantenendo un sorriso contagioso e serio. Se ne è andato uno degli ultimi uomini grandi di Napoli, forse tra i più grandi a cavallo dei due secoli, lui che se gli chiedevi di andarci insieme in città, ti rispondeva cosi: andare insieme a Napoli. «A Napoli?» «Solo nella mia città posso mostrarti come mi sono formato. Potrai osservare il mondo che ha orientato la mia esistenza, il mondo che ha fatto di me un napoletano in ogni istante della mia vita.»

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