Intervista al Corsport: «Ti permette di coprire meglio il campo. Abbiamo fatto tante cose nuove, grazie al mio staff giovane. Giuntoli sa tutto, è fondamentale»
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Nessun bilancio, solo ricordi per Carlo Ancelotti in un intervista rilasciata al Corriere dello Sport alla vigilia dei suoi 60 anni. Tanti nomi per una doppia vita da calciatore e allenatore, si parte da Liedholm per arrivare fino ad Arrigo Sacchi, due maestri tanto diversi.
«Nella gestione della pressione, certamente. Liedholm era sempre calmo, imperturbabile, affrontava le situazioni con la serenità e risolveva le questioni con l’ironia. In quattro o cinque anni l’avrò visto arrabbiato un paio di volte. Arrigo ha invece ceduto alla tensione, e per sua stessa ammissione. Io ho preso da Liedholm, gli anni e le esperienze mi hanno reso più consapevole».
Sessant’anni li festeggia sulla panchina del Napoli e al termine del suo prima anno in azzurro Ancelotti è contento, sereno, ma agguerrito.
«Quest’anno sono pronto con la fionda, è tirata e pronta a colpire»
A Napoli quest’anno ha trovato un ambiente sereno, calciatori disponibili e uno staff giovane
«Il calcio cambia in continuazione, non puoi mai fermarti. quest’anno abbiamo fatto cose nuove, penso alla costruzione da dietro con tre o con due centrali. Ho uno staff giovane che mi tiene vivo e mantiene aggiornato»
Una stagione di transizione quella appena conclusa, che ha permesso al mister di studiare al meglio la squadra e capire cosa correggere per ripartire al meglio il prossimo campionato. Una cosa è certa, non si abbandonerà il 4-4-2
«Perché è un sistema che permette di coprire molto meglio il campo, migliora in prevalenza l’aspetto difensivo. A livello offensivo non te lo so dire: a volte abbiamo fatto il 3-1-5-1, altre il 2-3-4-1. Con il 4-3-3 hai poca densità offensiva centralmente, spesso il centravanti si trova in uno contro 2…»
«Al Bayern è mancato il dirigente di mezzo, il filtro. Lì il rapporto era diretto col presidente. Al Napoli Giuntoli non si fa mai mancare, e se non c’è lui c’è Pompilio. Giuntoli ha una preparazione a prova di quiz, sa tutto di tutti. Un giorno per metterlo alla prova gli chiesi di un centrocampista turco di terza serie. Beh, mi spiegò anche quante volte andava in bagno»
Sessant’anni in quattro nomi
«Solo quattro? Conti, Pruzzo, Maldini, Gattuso, Filippo Galli, Donadoni. Bruno Conti era il mio compagno di stanza, a quei tempi non c’era internet, i rapporti si sviluppavano naturalmente, si cementava il gruppo, il ritiro era uno momento di aggregazione. Oggi in ritiro i giocatori si isolano, stanno da soli. Noi alla Roma ci andavamo il mercoledì, ricordi? Se giocavamo a Torino o Milano, Liedholm ci faceva viaggiare col treno di notte… Io i ritiri li ho praticamente aboliti».