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Cosa perdiamo salutando Albiol

Albiol è stato un hidalgo fino in fondo, un uomo parecchio verticale ma con una discrezione da ispanico atipico. Ha fatto il capitano senza chiedere la fascia

Cosa perdiamo salutando Albiol

Un hidalgo silenzioso

Era di domenica e a Napoli come al solito pioveva. Undici minuti di pata-pata dell’acqua fecero dirottare su Fiumicino quattro voli diretti a Capodichino da Genova, Trieste, Amsterdam e Creta. Ma arrivava Albiol e questo aveva un senso. Il 21 luglio del 2013 il Napoli comprava per 12 milioni di euro un campione del mondo dal Real Madrid. A molti sembrò un giorno come tanti, sebbene di calciatori campioni del mondo a Napoli non sia mai stata piena la Pignasecca. Aveva 28 anni, età che avremmo imparato a considerare matusalemmica per un nuovo acquisto. Ma don Rafone Benitez aveva pieni poteri in quei giorni con l’agente fidato Sancho Quilon. Raul era stato individuato come l’hidalgo da prendere in difesa, Reina come leader portinaio, Callejon per l’echilibrio della fascia destra e Gerardo Quellolà per fare i gol.

Il perfetto numero 6

Albiol è stato un hidalgo fino in fondo, un uomo parecchio verticale ma con una discrezione da ispanico atipico. Ha fatto il capitano senza chiedere la fascia. Ha guidato il Napoli senza la pretesa di abbagliarci. Quando ce ne siamo accorti, eravamo in ritardo noi, non lui. Ha impiegato il primo anno per capire che andare in Verona con il Napoli non era la stessa cosa che viaggiare in Osasuna con il Real Madrid. Una volta sincronizzato il proprio tasso agonistico con quello altrui, il señor Raul è stato un libero come non ne avevamo da tempo. Un perfetto numero sei finanche nei suoi limiti, una certa legnosità a campo aperto e un affascinante  immobilismo sulle gambe nel viso a viso con l’attaccante altrui – affascinante perché citava i classici del ruolo nell’antichità. Ha compensato con tutto il resto della mercanzia che aveva nella sacca. Il senso della posizione, la capacità di far deviare l’avversario palla al piede verso la periferia del prato solo con il movimento del corpo, una cattiveria petto-e-spalle a metà campo con la quale qualche volta si risolvono i problemi prima ancora che i problemi nascano e si battezzino.

Il mammana di Koulibaly

Albiol è stato la mammana di Koulibaly. Lo ha reso uno dei tre migliori stopper al mondo, forse il primo, standogli accanto. Gli ha regalato la libertà di osare un anticipo o una scivolata, tanto c’era lui a guardargli le spalle. I numeri del Napoli con o senza Albiol non spiegano abbastanza. In questo ultimo campionato ne ha giocate 26 e altrettante le ha guardate da fuori. Nelle 26 giocate, il Napoli ne ha perse 5 e ne ha finite 10 senza subire gol. Nelle 26 saltate, il Napoli ne ha perse due in più, sette, ma ne ha finita una in più, 11, a porta pulita. La differenza vera si è vista nell’atteggiamento di KK e nella sua personalità  La statua nera è stata meno statua quando è mancato Raul. Lasciar partire Albiol significa rinunciare anche a un pezzo non irrilevante di Koulibaly. Ma adesso sono chiacchiere, paure da tifosi, alla fine noi cosa ne sappiamo. Magari al posto di Albiol arriva uno che gioca come Rudy Krol.

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