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Il business dei musei di calcio, in Italia solo la Juventus lo ha capito

Quello del Barcellona è il monumento più frequentato in Catalogna. Il Museo del Real Madrid è la terza meta dopo il Prado e il Regina Sofia. In Italia cresce solo lo J Museum. Quello di Milano è un flop. Niente museo per il Napoli

Il business dei musei di calcio, in Italia solo la Juventus lo ha capito

Su Repubblica Affari&Finanza un articolo di Nicola Sellitti sui musei che i grandi club dedicano alla storia dei propri colori.

Tutte le grandi squadre europee ne hanno uno, dal Real Madrid al Benfica, di solito all’interno dello stadio. Gli incassi che ne derivano arricchiscono la gestione finanziaria dei club.

Il Museu del Futbol Club Barcellona conta circa 2 milioni di visitatori annui ed è il monumento forse più frequentato in Catalogna, più di quelli dedicati a Salvador Dalì e a Picasso.

Anche il Museo del Real Madrid è estremamente redditizio: terza meta dopo il Prado e il Regina Sofia.

E poi ci sono i club inglesi come Manchester United e Arsenal, il Bayern Monaco. A Lisbona c’è il Cosme Damiao, il museo del Benfica, realizzato e gestito con fondi statali, disposto su tre piani, prezzi contenuti con sale tematiche differenti, eletto nel 2014 il museo dell’anno nel Paese iberico.

In Italia non siamo ai livelli europei. Solo la Juventus si discosta dal trend nazionale. Lo Juventus Museum ha aperto i battenti sette anni fa, in contemporanea con l’inaugurazione dello Stadium. Nel 2018 ha visto aumentare il numero di visitatori del 18%, con un incasso di circa 11 milioni di euro. Adesso viaggia verso i 200 mila visitatori.

Il suo presidente, Paolo Garimberti, ne attribuisce il merito ai risultati sportivi, ma anche e soprattutto ad altro:

“la nostra forza è aver creato un museo dinamico, che ha puntato sulla multimedialità, che fa sistema con altri musei di Torino, come quello di Venaria”.

La tendenza è in crescita

“anche perché, sull’esempio del Bayern Monaco, è stato realizzato lo store ufficiale della Juve vicino al museo, così i turisti con una sciarpa, una maglia, un libro, possono testimoniare la loro presenza, per qualche ora, nella storia bianconera”.

Dopo la Juve, molto poco. Anche perché ci sono pochi club con uno stadio di proprietà, scrive Repubblica: oltre al club di Agnelli soltanto Atalanta, Sassuolo e Udinese.

Non è rosea come quella della Juve la situazione del Museo di San Siro, il primo realizzato all’interno di uno stadio, nel 1996, che raccoglie i cimeli di entrambe le squadre milanesi. Tra le cause del mancato boom, scrive il quotidiano, ci sono i minori investimenti, un marchio che tira meno a livello mondiale e i risultati sportivi meno soddisfacenti.

Niente Museo per il Napoli, nonostante la presenza fissa in Europa da dieci anni.

L’anno scorso il Museo Archeologico Nazionale ospitò la mostra “Il Napoli nel mito – storie, campioni e trofei mai visti, in mostra al MANN. La storia del club venne raccontata attraverso i cimeli di Momenti Azzurri, associazione nata nel 2007 da un’idea di Dino Alinei e Giuseppe Montanino, in collaborazione con Chrystian Calvelli. Nulla di paragonabile ad un Museo vero e proprio ma sicuramente un esperimento di grande successo nato da una collaborazione tra il MANN diretto da Paolo Giulierini e la SSC Napoli. In meno di tre mesi la mostra registrò 33mila visitatori paganti.

Per il presidente dello J Museum

è soprattutto un problema di mentalità, ancora non si è ben capito che la gente non va solo a vedere il museo, che invece fa parte di un percorso, come il tour nello stadio, in sala stampa, nelle facilities della società, insomma è un pezzo dell’offerta del racconto della storia di una squadra, di una società”

 

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