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Ponte Morandi. Per Autostrade il Decreto Genova è incostituzionale

Ieri l’udienza al Tar. I legali di Aspi: “Non abbiamo diritto a ricostruire ponte Morandi. Però dobbiamo pagare noi. La relazione fra le due cose francamente ci sfugge”

Ponte Morandi. Per Autostrade il Decreto Genova è incostituzionale
Per gli avvocati di Autostrade, Marco Annoni e Luisa Torchia, il Decreto Genova è incostituzionale, “una norma arbitraria che viola anche i diritti europei”. E’ del tutto immotivata, dunque, l’esclusione della concessionaria dalla ricostruzione del Ponte Morandi. Lo racconta Repubblica Genova:
“Non abbiamo diritto a ricostruire ponte Morandi. Però dobbiamo pagare noi. La relazione fra le due cose francamente ci sfugge”.
La discussione sul punto si è verificata ieri, presso il Tar, dove era in discussione il ricorso di Autostrade per portare il decreto davanti alla Corte Costituzionale. La prima udienza c’era già stata lo scorso 27 febbraio. Alla concessionaria ha risposto l’Avvocatura dello Stato, motivando la decisione del governo circa l’esclusione ricordando che
“quel che è avvenuto lo scorso 14 agosto è un evento al di fuori del contratto di concessione. Al massimo Autostrade poteva avere una speranza, una aspettativa a ricostruire. Ma quello della società è un castello di carte decisamente traballante. L’assunto che il loro presunto diritto a ricostruire non possa nemmeno essere intaccato dal legislatore, resta un mistero glorioso”.
I legali di Aspi hanno ribadito che proprio la società ha cercato di velocizzare le operazioni di ricostruzione, presentando una soluzione per il nuovo ponte che avrebbe comportato tempi e costi minori di quella scelta.
“Invece, nel Decreto sono contenute misure sanzionatorie volte a punire Autostrade, senza che si sia svolto alcun procedimento che abbia accertato una eventuale responsabilità e che quindi abbia portato a queste sanzioni. Come se qui ci fosse una banca… bisogna dare qualunque cifra richiesta?”.
Anche sulla questione dei tempi l’Avvocatura contesta le affermazioni di Autostrade:
“Hanno sostenuto di poter fare il nuovo ponte in 10 mesi, quando dopo il crollo del viadotto si sarebbe dovuto per forza instaurare un dialogo con il ministero che avrebbe portato via tempo. In quei mesi non sarebbero riusciti nemmeno a fare un bando di gara. Anche perché c’è in ballo anche il sequestro dei resti del ponte da parte della Procura, che non li ha fatti avvicinare nemmeno per mettere i sensori”.
Dunque la strada intrapresa dal governo era l’unica percorribile in quel momento e secondo l’Avvocatura non ha leso alcun diritto di Aspi.
Autostrade ha già iniziato a pagare quanto richiesto dal commissario Bucci: 449 milioni. Una prima parte, che ammonta a 115 milioni per gli espropri, è già stata versata, il resto sarà corrisposto a tranche, ma è già stato accantonati e previsto a bilancio.
La linea di Aspi resta quella di non presentare richieste di sospensiva e di voler semplicemente dimostrare che non intende intralciare in alcun modo la ricostruzione, ma l’intenzione è quella di contestare l’esclusione.
Non si è invece discusso, ieri, dell’altro ricorso, presentato dalla Pavimental, società del gruppo Atlantia che pure rivendica un posto nella ricostruzione. E’ stato rimandato ad ottobre, mentre il Tar dovrebbe decidere su quelli affrontati ieri entro 45 giorni.
Una decisione a favore di Aspi non cambierebbe la sostanza delle cose, poiché la ricostruzione è già iniziata ma in ballo potrebbero esserci parecchi milioni di euro perché la concessionaria potrebbe chiedere dei danni notevoli e vincere.

 

 

 

 

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