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Striscione su Mussolini: la Procura apre un’indagine per associazione a delinquere

Denunciati nove tifosi. Gli investigatori inseriscono nell’indagine anche l’omicidio di Belardinelli e forse il tentato omicidio di Anghinelli

Striscione su Mussolini: la Procura apre un’indagine per associazione a delinquere

Per l’esposizione dello striscione inneggiante a Mussolini, come scritto ieri, la Digos di Milano ha identificato 29 ultrà. Nove sono stati già denunciati, scrive il CorSera. Tra questi otto sono laziali. Ad essi si aggiunge l’interista Claudio Morra, pizzicato con un manganello telescopico.

“Dal punto di vista investigativo, l’aspetto forse più rilevante è la volontà di inquadrare la vicenda in una cornice più ampia che racchiuda calcio, violenza ed estremismo politico, con l’individuazione di vere e proprie bande finalizzate al reclutamento di giovani per creare disordini”.

Il sospetto, insomma, è che ci possa essere un’associazione di bande appartenenti al tifo organizzato dedite non solo alle risse, ma anche alle manifestazioni a sfondo fascista.

La svolta investigativa decisa dal procuratore capo Francesco Greco e dall’aggiunto Alberto Nobili, titolare dell’antiterrorismo milanese, scrive il CorSera, sarebbe quella di racchiudere risse, pestaggi, braccia tese, in un unico fascicolo per associazione a delinquere.

Nel filone d’indagine s’inseriscono tutti gli ultimi eventi, compresa la morte dell’ultrà varesino Daniele Belardinelli prima di Inter-Napoli lo scorso 26 dicembre. E poi il raid milanista a un Inter-Torino del campionato Primavera di metà febbraio, i singoli episodi di resistenza, aggressioni e violazioni dei daspo delle ultime settimane. Ed eventualmente, anche gli sviluppi del tentato omicidio di Enzo Anghinelli, trafficante di droga legato alla curva milanista.

Tra i laziali denunciati c’è il 53enne Claudio Corbolotti. Riconosciuto grazie a un video, sarebbe lui il capo che aizzava il gruppo con il saluto romano.

Il CorSera ricostruisce la sua ‘carriera’ con dovizia di particolari.

Candidato per l’Msi alle Amministrative del 1993, Corbolotti fu arrestato nel 2004 per gli scontri dopo la sospensione del derby Roma-Lazio, la partita durante la quale si diffuse la falsa notizia del bambino ucciso durante le cariche della polizia fuori dall’Olimpico, dell’invasione di campo dei capi ultrà
(fra loro il romanista Daniele De Santis, condannato per l’omicidio di Ciro Esposito prima di Fiorentina-Napoli del maggio 2014 a Roma) per terrorizzare i calciatori e spingerli a non giocare il secondo tempo.

All’epoca dei fatti, scrive il quotidiano, Corbolotti si costituì con un altro ultrà laziale, anch’egli presente a piazzale Loreto, Ettore Abramo, detto «Pluto», per ora solo nella lista dei 29 identificati per lo striscione.

Quattro anni fa, proprio “Pluto” fu coinvolto in un’indagine della Guardia di Finanza contro il narcotraffico ad Acilia. Riguardava un’associazione che agiva con metodo mafioso collegata al clan Guarnera e alla “banda di Ponte Milvio” di un altro capo ultrà laziale, Fabrizio Piscitelli, detto “Diabolik”.

Corbolotti faceva parte dello staff di Alemanno. Precisamente, era nell’ufficio di Antonio Lucarelli, già ex portavoce romano di Forza Nuova e poi capo della segreteria del sindaco di Roma.

 

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