Mentre in città impera il dibattito lunare, si prenda atto che Lorenzo non si è integrato. E per costruire il suo Napoli, Ancelotti deve sacrificare qualcuno
Ci sarebbe da scrivere una libro, un film, sul volto con cui Ancelotti ha congedato Insigne al momento del cambio. Quella mano tesa, quello sguardo impietrito, serio come poche altre volte. Una scena che a nostro avviso vale molto più di mille parole pronunciate da padri, procuratori, vicini di casa, dirigenti, affini. Insomma ci siamo capiti. Anche in questo caso, come ha giustamente detto Ancelotti, le chiacchiere se le porta via il vento. Quello sguardo no. Resta lì. Nei secoli dei secoli.
In una città in cui impera il dibattito sul fallimento della gestione del Napoli, e la cosa bella è i dissenzienti sono trattati come folli. O peggio: venduti. Il secondo posto in campionato e i quarti in Europa League hanno aperto il dibattito nella capitale della realtà virtuale che non alza un trofeo da dicembre 2014 ma è convinta di aver vinto tra Coppe Intercontinentali consecutive. Il frusciarsi fa molto bene alla salute. Del resto, la capitale indiscussa della realtà virtuale diede già il meglio di sé definendo fallimentare l’ultima stagione che ci consegnò un trofeo oltre alla semifinale in Europa League. Ma che vuoi che sia rispetto ai 91 punti.
Ora la domanda è: come reagirà la capitale della realtà virtuale all’eventuale cessione di Insigne? A Napoli le cessioni dei calciatori sono uno psicodramma. Non se ne capisce il motivo. Forse Insigne rimarrà, non lo sappiamo. A nostro avviso, sarebbe un controsenso la sua permanenza. Non avrebbe avuto senso l’anno che si è dato Ancelotti per studiare la rosa, valutarne la forza, la profondità e anche l’adattabilità al suo gioco.
Come già scritto ieri, la stagione del Napoli è stata buona, quasi ottima. Ampiamente positiva. È lunare il dibattito che c’è a Napoli. Ora, però, Ancelotti deve fare le sue scelte. E Insigne fa parte di quel gruppo di calciatori che ha avuto una crisi di rigetto con Ancelotti. Non si integra col suo gioco. Non c’è nulla di male. Si cercherà di fare al meglio gli interessi reciproci, ci si dà la mano – magari stavolta con un sorriso – e si guarda avanti.
Il Napoli dovrà compiere altre operazioni Jorginho-Fabian e guardare avanti. Senza pensare alla realtà virtuale che regna in città. Napoli la città che crede di essere Madrid.