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Chi ha lavorato all’estero, dice che in Italia non si vuole risolvere il razzismo

C’è un filo rosso che unisce Capello, Benitez, Ancelotti, Mancini, Antonio Conte: «Il razzismo è un problema che da noi non si affronta seriamente»

Chi ha lavorato all’estero, dice che in Italia non si vuole risolvere il razzismo

L’Italia arretrata

Piccola Italia autoreferenziale e arretrata, che preferisce lavare i panni sporchi in famiglia e si offende se qualcuno dall’esterno ti fa notare le tue mancanze. Succede così che, per parlare di razzismo negli stadi, bisogna ascoltare Ancelotti, Capello, Benitez, Mancini, che ci dicono “all’estero è diverso”. Loro sì che possono dirlo, loro sì, allenatori che insieme hanno conquistato oltralpe titoli a profusione possono raccontare quello che avviene in altri Paesi del Mondo con buona pace dei detrattori di Ancelotti.

Fabio Capello

Fabio Capello ha vinto in Spagna, ha allenato in Russia e in Inghilterra. Ha conosciuto i cori contro Roma e i romanisti per poi trasferirsi sulla sponda juventina forse peggio di come ha fatto Higuain (disse “io mai alla Juve” salvo andarci a fine stagione). Don Fabio ha messo il dito nella piaga: «L’unico posto in cui comandano gli ultrà è l’Italia – ha detto – si dà importanza a questi tifosi e non si saluta in mezzo al campo tutto lo stadio, si va sotto la Curva. Questi tifosi non devono essere importanti come loro si ritengono. Conta il 90% delle persone che vengono allo stadio, non questi signori con il potere che hanno avuto presso le società»).

Fu il primo, quasi dieci anni fa, a squarciare il velo di ipocrisia. Allora era ct della Nazionale inglese. “Purtroppo sono cose che accadono solo in Italia. Come vedere gli ultrà obbligare i giocatori a togliersi la maglia. Abbiamo dato troppo potere al tifo violento. Eppure le regole ci sono, bisognerebbe solo farle rispettare, mettere in atto provvedimenti che possano allontanare questi pseudo tifosi dai nostri stadi. Il Daspo non funziona, anzi, è diventato un provvedimento ridicolo ai loro occhi”. Secondo Capello bisognerebbe fare come in Spagna o in Inghilterra: «Il rapporto Taylor ai tempi del governo Thatcher in Inghilterra fu molto importante per allontanare gli hooligans. E oggi gli stadi inglesi sono civili e sicuri. E poi penso a quanto successo a Madrid durante Real­–Barcellona: Messi dopo il gol ha mostrata la maglia a tutto lo stadio. La reazione è stata un silenzio “rumoroso”».

Rafa Benitez

E che dire di Benitez? Altro giramondo del nostro calcio: «In Spagna o in Inghilterra vengono individuati i responsabili e allontanati dagli stadi. In Italia adesso si è cambiata la regola che è diventata più morbida e quando avvengono cori razzisti non vengono chiusi più i settori e multate le società. Secondo me non è questa la strada giusta». E lui sì che si è prodigato per la causa Napoli. Lui che Koulibaly l’ha voluto a Napoli, lui che ha toccato con mano i cori verso Napoli.

Antonio Conte

Un paio di mesi fa anche Antonio Conte intervenne nel dibattito: «Carlo (Ancelotti, ndr) non è più abituato», raccontò sconsolato Antonio Conte. «Soltanto in Italia c’è l’insulto libero alla persona. La serie A con Cristiano Ronaldo ha fatto un salto di qualità, ora però deve cambiare la mentalità della gente».

Alla Gazzetta Conte disse: “La verità è che all’estero non esiste la cultura dell’insulto continuo e viene difficile accettare simili comportamenti: in Inghilterra si arriva con il pullman in mezzo ai tifosi avversari, si fanno foto con loro. Si tifa a favore, non contro”.

Roberto Mancini

Altro allenatore che ha imparato all’estero come si fa è Roberto Mancini: «I buuu razzisti? Confido che non riaccada e che il caso Koulibaly abbia insegnato qualcosa. Nel 2019 sono cose assurde, non dovrebbero neanche più venire in mente. Salvini dice che non si devono sospendere le partite? Non si deve minimizzare. Se la cosa dovesse ripetersi, un’azione clamorosa può servire, a costo di penalizzare il 99% degli spettatori allo stadio: i calciatori potrebbero perlomeno fermarsi, smettere di giocare». Tutti giù per terra, come ipotizzato da Fabio Capello

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